Ultime notizie

Gli alisei nelle vele di Paolo D’Aleo in giro per l’Atlantico

Gli alisei nelle vele di Paolo D’Aleo in giro per l'Atlantico

IL PERSONAGGIO Seguire la fascia degli Alisei è un’azione che a qualcuno potrebbe tornare familiare se ripercorre con la mente i libri di storia, al capitolo delle grandi scoperte geografiche. Il vento costante spira sull’Atlantico e permette di risparmiare molti giorni di navigazione nell’attraversarlo verso Ovest.

Il percorso dalle Canarie a Martinica, ossia dall’arcipelago oceanico spagnolo all’isola caraibica francese nel continente americano, è stato affrontato in barca a vela dall’ortopedico albese Paolo D’Aleo. Classe 1966, il medico non è nuovo a certe imprese, avendo raggiunto, nel 2019, il campo base dell’Everest insieme all’odontoiatra Cristiano Daviso.

Dice D’Aleo: «Vado in barca a vela da qualche anno e questo era un sogno rimandato causa pandemia. Ora sembrava essere giunto il momento buono. Il viaggio va necessariamente affrontato a novembre, proprio perché, in altre stagioni, le condizioni non sono ideali. Arrivato a Tenerife, per due giorni io e i miei sei compagni di viaggio, provenienti da varie zone d’Italia e conosciuti per l’occasione, abbiamo preparato la cambusa della barca Spiritu de Sardinia. Insieme a noi, per tutto il viaggio c’è stato il comandante Carlo Lai, una persona un po’ rude ma sicuramente comprensiva e amorevole».

Gli alisei nelle vele di Paolo D’Aleo in giro per l'Atlantico 1

Partiti il 24 novembre, due giorni dopo devono fare tappa al porto di Mindelo a Capo Verde per far scendere un membro dell’equipaggio in difficoltà. «La deviazione è equivalsa a tremila miglia nautiche in più. Le giuste condizioni per ripartire sono arrivate il 2 dicembre. Per oltre dieci giorni abbiamo navigato in completa solitudine. Ci hanno fatto compagnia albe e tramonti, sule, sterne, tartarughe, sargassi e delfini».

Al largo nell’oceano «gli avvistamenti di barche si contano sulle dita di una mano, al massimo si vedeva qualche luce in lontananza», continua nel suo racconto il medico. «La vita di bordo è stata scandita dai tempi dei turni al timone e di guardia passati a controllare la bussola o a orientarsi con le stelle. Devi imparare a razionare le risorse, sempre collaborando con i compagni».

L’imbarcazione utilizza strumenti Gps per la navigazione «ma in mezzo al mare non potevamo collegarci a telefoni o Internet. La mia gratitudine e amore va soprattutto alle persone rimaste a casa. Hanno sostenuto l’idea appassionata di questa impresa, vincendo le loro resistenze e timori della partenza e sopportando la lontananza», dice D’Aleo.

Gli alisei nelle vele di Paolo D’Aleo in giro per l'Atlantico 2

Verso metà percorso «abbiamo avuto la possibilità di tuffarci in acque profonde cinquemila metri». Nel momento in cui si avvista la costa caraibica, Paolo è di turno: «Gridare Terra! Terra! è stato un momento indimenticabile, abbiamo stappato una bottiglia in attesa di sbarcare. Appena giunto a Martinica, il 15 dicembre, a differenza dei miei compagni che si sono fermati un paio di giorni, ho dovuto prendere il volo di ritorno. A Milano mi aspettava, infatti, la discussione della tesi di laurea in design di mia figlia al Politecnico. Questa è stata un’emozione più grande che tutta la traversata dell’Atlantico».

Ora D’Aleo sta già pianificando un nuovo viaggio: «Per il futuro mi vedo a esplorare qualche zona dell’America latina: non ci sono mai stato; devo iniziare a immaginare il viaggio e cercare di capire cosa si potrà fare».   

Davide Barile

Banner Gazzetta d'Alba