Addio al patriarca delle Langhe Enrico Scavino, produttore di Castiglione Falletto

Addio al patriarca delle Langhe Enrico Scavino, produttore di Castiglione Falletto

LUTTO La viticoltura e l’agricoltura più in generale erano le dimensioni più profonde di Enrico Scavino, lo storico produttore del Barolo che si è spento domenica 25 febbraio scorso all’età di 83 anni, a poche settimane dal compierne 84. Prima di essere un bravissimo vinificatore, Enrico era soprattutto un viticoltore, un conoscitore profondo delle dinamiche che regolano quel rapporto sottile e anche un po’ misterioso che c’è tra la terra e la vite.

Nato agli inizi di quegli anni Quaranta che hanno portato anche in queste contrade la seconda guerra mondiale, Enrico ha respirato fin da piccolo quell’atmosfera familiare che legava la gente alla vigna e alla cantina, visto che il papà Paolo e il nonno Lorenzo erano stati gli artefici della fondazione di quell’azienda vitivinicola “Paolo Scavino” sulle colline di Castiglione Falletto.

In un’epoca in cui tutti dovevano dare il loro contributo – piccolo o grande che fosse – alle dinamiche produttive della cascina, già all’età di dieci anni Enrico aveva cominciato a fare quello che poteva in azienda e così aveva condiviso ben presto la ricerca della qualità e dell’origine che animava chi era venuto prima di lui.

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Castiglione Falletto

Poi gli anni sono passati, le tristezze della guerra sono state dimenticate come pure le difficoltà che in quel tempo doveva affrontare chi voleva produrre vino di qualità da vendere al mondo intero. Al Barolo è arrivata nel 1966 la denominazione di origine controllata e nel 1980 quella garantita e anche Enrico ha continuato a crescere, a lavorare, a perseguire i suoi obiettivi della qualità.

Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta Enrico Scavino ha partecipato a quel movimento di opinione che molti sintetizzano nel claim “Barolo Boys” e che ha avuto il merito di risvegliare un settore vitivinicolo che guardava più al passato che al futuro, aiutandolo a progettare un rinnovamento che avrebbe saputo valorizzare il Barolo nel mondo intero.

Quell’azienda nata all’origine piccola, man mano che i risultati venivano conseguiti anche dal punto di vista economico, poco per volta ampliava i suoi spazi vitati fino ad arrivare agli attuali 30 ettari, tutti nella zona del Barolo e distribuiti su una ventina dei cru storici di grande fascino come Bric del Fiasc (le vigne alle quali Enrico era più legato), Rocche dell’Annunziata, Cannubi, Monvigliero, Bricco Ambrogio, Ravera, Vignolo, Terlo, Cerretta, Prapò, Bussia e Rocche di Castiglione.

Con gli anni Duemila nell’azienda sono entrate anche le figlie Elisa – laureata in viticoltura ed enologia e perciò impegnata nei procedimenti produttivi – ed Enrica, che invece si è dedicata in modo specifico all’attività di mercato e di promozione.

Stasera, 26 febbraio, alle 20.30 il Rosario e domani, 27 febbraio, il funerale alle 15 nella chiesa parrocchiale di Castiglione Falletto.

Giancarlo Montaldo

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