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Forse è questa l’ultima preghiera di Cesare Pavese

Forse è questa l’ultima preghiera di Cesare Pavese
I santi Filippo e Andrea nel ciclo delle vetrate dedicate agli apostoli. Alba, tempio San Paolo.

PENSIERO PER DOMENICA – QUINTA DI QUARESIMA – 17 MARZO

«Vogliamo vedere Gesù»: chissà se qualcuno, un giorno rivolgerà anche a noi la domanda che alcuni greci, saliti a Gerusalemme per la festa, hanno rivolto a Filippo, come ricordato dall’odierno Vangelo secondo Giovanni (12,20-33). Per Filippo era molto facile rispondere: aveva vicino Gesù. Per noi è più complicato, ma in questa pagina di Vangelo ci sono chiare indicazioni per una risposta.

Forse è questa l’ultima preghiera di Cesare Pavese
I santi Filippo e Andrea nel ciclo delle vetrate dedicate agli apostoli. Alba, tempio San Paolo.

 

A una simile domanda non si risponde da soli. È bellissima la catena di relazioni menzionata dal Vangelo: Filippo si consulta con Andrea ed entrambi interpellano Gesù. Traduciamolo per noi: per far conoscere chi è Gesù abbiamo bisogno dei fratelli: la gente comincia a farsi un’idea se vede che noi viviamo da fratelli, condividendo gioie e dolori, pronti ad aiutarci. Poi tocca a Gesù farsi conoscere. Lo fa con chi legge e ascolta la sua Parola, meglio se con un buon commento.

Gesù indica dove cercare. Lo fa con l’immagine, entrata nel nostro immaginario, del chicco di grano che, caduto in terra, non muore, ma porta frutto. Nella storia, come nella natura, ci sono stagioni in cui il grano si presenta come spiga rigogliosa, stagioni come quella attuale in cui si presenta come piccolo stelo, finalmente verdeggiante dopo la pioggia dei giorni scorsi. Ma ci sono stagioni in cui il chicco è sepolto nella terra. Anche la fede passa per queste stagioni: Gesù lo ha detto con chiarezza. Il seme che cade nella terra e germoglia può indicare anche la nuova alleanza di cui parla Geremia (31,31-34): un salto in profondità per una nuova vita. Ogni rinascita ripercorre i passi della nascita: dal nascondimento alla piena visibilità. 

ANNO DELLA PREGHIERA – 7. Una strada per “vedere” Gesù è la preghiera. Non necessariamente la visione mistica, dono rarissimo, ammesso che di visione reale si tratti. Il “vedere Gesù” alla portata di tutti è il gridare a lui. Ce lo suggerisce un pensiero di Martin Buber, nel libro L’eclissi di Dio. Nel corso della storia, gli uomini hanno fatto infiniti tentativi per entrare nel mistero di Dio e di Gesù. Sulla sua identità si sono divisi e hanno fatto guerre. Noi viviamo in un’epoca di eclissi di Dio. Non lo vediamo più! Il buio ci impedisce di vedere, non di pregare: «Quando gli uomini gli stanno di fronte nell’oscurità più profonda, non dicono più “Egli, Egli”, ma sospirano “Tu, Tu” e implorano “Tu”, rivolgendosi all’Unico che può ascoltare la loro invocazione». Forse è stata questa l’ultima preghiera di Cesare Pavese, stando alle ultime parole del suo diario: «O Tu, abbi pietà».

Lidia e Battista Galvagno

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