Le custodi della tradizione: i friciò all’essenza di rosa di Mariangela

Le custodi della tradizione: i friciò all'essenza di rosa di Mariangela NON PUBBLICARE

A TAVOLA La nostra esperta di gastronomia Chiara Nervo, già autrice della rubrica Gazzetta del gusto, ci conduce alla scoperta delle ricette della tradizione insieme alle custodi della cucina di Langa e Roero. In ogni puntata, disponibile su carta e on-line, sarà possibile riscoprire i sapori antichi del Piemonte: piatti noti, ma anche sorprendenti riscoperte. Dopo la prima puntata dedicata alle raviole ris e coj, la seconda alla crostata light, e la terza al salame contadino, questa volta parliamo di friciò.

Semplicità, una mano decisa per l’impasto e un po’ di pazienza

Uova, latte, farina e lievito. A volte bastano pochi semplici ingredienti per fare la differenza. È così per un dolce tipico delle colline di Langa e Roero: i friciò, le piccole frittelle aromatizzate dal sapore caratteristico.

A raccontarci la sua versione è Mariangela Dellaferrera, di Bossolasco: «Ho ottantasette anni e ancora non ho perso la voglia di cucinare. Anzi, posso dire di più: cucinare è la mia vita, lo faccio da sempre. Ho lavorato nelle cucine fin da quando ero ragazzina», dice da subito.

Una cosa è certa: negli anni, Mariangela non ha perso la voglia di condividere i suoi saperi. Con mano decisa e tanta pazienza, trasmette il bagaglio di ricette che ha ricevuto in dono da sua mamma e da sua suocera, ma anche ciò che ha appreso lavorando con le signore del paese.

«Ho cucinato i friciò per centinaia di persone. Con le altre donne, ci riunivamo in piazza, per preparare questo dolce in occasione della festa patronale. Impastavamo più di 25 chili di farina, e friggevamo per ore intere», ricorda.

Una curiosità? Le frittelle possono essere aromatizzate a piacimento: con essenza di vaniglia, di caffè, di arancia o con frutta fresca. Mariangela, per onorare il suo paese di origine, le arricchisce con una delicata essenza di rosa, il prodotto tipico di Bossolasco.

Ingredienti

· 3 uova intere
· 3 cucchiai colmi di zucchero
· Mezzo cucchiaino di sale
· 1 bustina di lievito per dolci
· 300 grammi di farina
· 2 bicchieri di latte
· Essenza di rose di Bossolasco
· Olio di semi per friggere
· Zucchero a velo

La ricetta raccontata da Mariangela

La prima regola da ricordare, quando si cucinano i friciò, è che la perfezione non è necessaria. Anzi: la loro caratteristica è essere squisitamente imperfetti. Ecco la ricetta, che parte dalla preparazione dell’impasto.

Mariangela comincia a spiegare: «In una ciotola capiente, sbattete tre uova intere fino a quando non formeranno una leggera schiumetta. Aggiungete, poi, tre cucchiai di zucchero (la quantità può essere regolata in base alle vostre preferenze), mezzo cucchiaino di sale e due bicchieri di latte intero. Sbattete con cura».

Solo quando le componenti liquide saranno perfettamente amalgamate, si può aggiungere la farina. Per evitare che si formino grumi, è importante incorporarla a poco a poco, sgranandola leggermente con le mani. «Potete anche setacciarla direttamente all’interno dell’impasto. Per ultimi, inserite il lievito per dolci e l’essenza di rose. Anche in questo caso, la quantità di essenza può variare in base ai vostri gusti. Per far sì che i friciò gonfino, è fondamentale sbattere a lungo con una forchetta».

Una volta pronto l’impasto, bisogna scaldare abbondante olio di semi in una pentola. Dopo aver verificato la temperatura dell’olio – grazie a una prova cottura –, si può iniziare a cuocere le frittelle «Aiutandovi con un cucchiaio, adagiate nell’olio piccole quantità di impasto: immediatamente vedrete formarsi delle piccole codine, caratteristica tipica di questo dolce. Fate cuocere fino a quando non saranno ben colorati su tutti i lati, rigirandoli spesso con una schiumarola. Infine, poneteli in una ciotola con carta assorbente e spolverate con lo zucchero a velo».

Il consiglio di Mariangela: «Non aspettate che i friciò si raffreddino: per essere assaporati al meglio, devono essere mangiati caldi. Magari accompagnati da un bel bicchiere di succo di frutta, per una merenda in compagnia dei nipoti».

Chiara Nervo

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