ABITARE IL PIEMONTESE Ultimamente abbiamo avuto modo di leggere Le galline non mangiano la camomilla di Luciano Boero, soffermandoci su una pagina che ci ha suggerito la parola di questa settimana: tòta. Ci pare corretto citare il passaggio che ne parla, esauriente di per sé nel definire la parola: Tota, ecco, quello era il termine giusto: rispettoso, ma che diceva e non diceva. Infatti poteva essere usato indiscriminatamente per una ragazza in età da marito, come anche per una stramatura zitella.
Per analizzare questa parola dobbiamo certamente tirare in ballo quella più ampia che le dà origine: matòta (signorina), parola generata da ma+tòta, con il significato di mia ragazza, mia bambina. Come suggerisce il Repertorio etimologico piemontese, l’aferesi sillabica sarebbe in linea con la consuetudine frequente nell’ipocoristico piemontese come, per esempio, Pin da Giusepin. Alcune ipotesi etimologiche la confrontano con un’espressione dal basso germanico che arriva al tedesco mädchen (ragazza).
Imperdibili proverbi, più o meno ambigui, rientrano nella parlata piemontese: tòte, vigne e giardin, vanta beicheje da davsin (signorine, vigne e giardini bisogna guardarli da vicino); andoa j’è dëȓ tòte an-namorà o ȓ’è inutil tnì ëȓ pòrte sarà (dove ci sono delle ragazze innamorate è inutile tenere le porte chiuse). Curiose poi le declinazioni: totërla (ragazzina che si atteggia a signorina), totarela (signorina con accezione dispregiativa), totin-a (signorinella), totista (dongiovanni, donnaiolo, corteggiatore), tòto (zitello, sciocco), toton (zitellona o zitellone).
Con la compagnia del Nostro teatro di Sinio andammo in scena, anni fa, con la una commedia Tòte Vigiòte di Oscar Barile: quattro sorelle (signorine), di famiglia non eccessivamente nobiliare, ma con una dignitosa posizione economica, terreni, rendite. Tutte e quattro vissero nubili fino a quando i genitori non trovarono mai il partito adeguato per queste figlie. Rimasero zitelle, finché passarono a miglior vita. Ereditò tutto un cugino clamorosamente ruffiano!
Paolo Tibaldi