ALBA Si torna a parlare della questione Proteco, la società di Castagnito finita nella bufera dopo che, da fine luglio, l’Unione sindacale di base ha iniziato a denunciare le condizioni retributive e la precarietà che interessa i lavoratori, in gran parte donne straniere.
Un caso che Gazzetta d’Alba ha seguito dall’inizio, fino alla protesta di fronte ai cancelli della Ferrero, il cliente principale dell’ex cooperativa Gtpm, a cui esternalizza una parte del confezionamento.
E se l’Usb parla di stipendi netti di poco più di 5 euro all’ora, per via dell’applicazione del contratto multiservizi – anziché quello dell’industria agroalimentare –, Proteco ha negato tutto.
L’interrogazione in Parlamento
A pararle è anche Marco Grimaldi, parlamentare e vicepresidente di Avs (Alleanza verdi e sinistra), che ha presentato un’interrogazione in merito alla ministra del lavoro Marina Elvira Calderone, ribadita anche alla Camera.
«Non abbiamo ricevuto risposta. Ma accade spesso, su temi come questo», inizia Grimaldi. «Questa vicenda, con forme diverse, non è unica in Italia. Dobbiamo ristabilire la dignità del lavoro e combattere la precarietà. Potrei citare Mondo convenienza». In questo caso, i lavoratori delle ditte appaltatrici, prima delle proteste, erano inquadrati con il multiservizi. Ora è applicato il contratto della logistica. «Il lavoratore precario e sottopagato è ricattabile: fa straordinari per guadagnare di più, vive nell’incertezza e i suoi diritti sono a rischio».
Grimaldi torna su Proteco: «L’azienda ha dichiarato che le accuse sono false. Ma non è così. Sappiamo benissimo che applicano un contratto – il multiservizi, per l’appunto – che non ha bisogno di essere pirata per risultare povero e comunque non aderente alle mansioni delle lavoratrici. Hanno pure dichiarato che sono un centinaio le dipendenti assunte part-time: sono la metà e sappiamo che molto spesso questa condizione è involontaria. Si stratta quasi sempre di persone che vorrebbero lavorare di più».
Sulle retribuzioni, aggiunge: «Proteco sostiene che sia impossibile un netto orario di 5 euro e parla di un lordo di 10,35 euro. Peccato che lo calcoli sommando allo stipendio mensile tredicesima, quattordicesima e buoni pasto, per poi dividere il totale per le ore: è una manipolazione miserabile. Aspettiamo che le lavoratrici e i sindacati siano ascoltati, non presi in giro». E conclude con Ferrero: «Gli appalti sono previsti dalla legge, ma questo non basta. Parliamo di un colosso che non conosce crisi: quando si deciderà a interrompere questa prassi?».
Lo sciopero e la vertenza
Oggi, alle 13, davanti ai cancelli della Proteco, a Castagnito, l’Usb ha nuovamente convocato uno sciopero dei lavoratori. La terza azione, dopo quelle dei mesi scorsi, anche di fronte alla Ferrero. Non solo: il sindacato ha organizzato un’assemblea pubblica, in programma per sabato 23 novembre alle 10, al cinema della Moretta. Ma l’atto più importante è ancora un altro: è stata aperta una vertenza sindacale nei confronti di Proteco. Dice Vincenzo Lauricella, per l’Usb: «La vertenza è un atto concreto molto rilevante e Ferrero è chiamata in parte come responsabile in solito. Purtroppo, nell’azienda, è cambiato nulla, nel silenzio più totale degli amministratori del territorio. Abbiamo chiesto un incontro con i dirigenti Proteco, che ci è stato rifiutato. Ci auguriamo che, all’assemblea, partecipino anche sindaci e autorità locali: parliamo di 200 famiglie che convivono da molti anni con queste ingiustizie».
Francesca Pinaffo