Rinvio meglio di bocciatura

Per la candidatura a Patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco il sindaco Marello auspica una revisione dei dossier e «più impegno»; per Marco Valle: «Non ci ha aiutato la presenza di lobby all’interno della giuria»

Per quest’anno Langhe, Roero e Monferrato non figureranno nella lista delle aree patrimonio dell’umanità stilata dall’Unesco. Gazzetta lo ha anticipato nel numero della passata settimana e sabato l’Icomos (International council on monuments and sites, organizzazione internazionale affiliata all’organismo delle Nazioni unite) è stata chiara nel convegno tenutosi ad Alba alla fondazione Ferrero: i territori candidati hanno un valore eccezionale universalmente, ma non tutte le zone scelte per la candidatura possiedono tale qualità. Troppi man made elements, elementi umani (cioè capannoni e cemento), poca pertinenza e integrità tra i diversi luoghi. In altre parole non si può fare di tutta l’erba un fascio: solo gli spazi unici possono divenire “tesoro” Unesco. L’Associazione per i paesaggi vitivinicoli, a cui era stato assegnato il compito di presentare il dossier contenente la lista delle zone di eccellenza, ha fatto il punto nell’incontro di sabato scorso in fondazione Ferrero, con una conferenza titolata Un processo tra tutela e valorizzazione – la candidatura dei paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato alla World heritage list-Unesco. Oltre agli Osservatori del paesaggio del Piemonte, è intervenuta l’Amministrazione albese.

«I dossier devono essere profondamente revisionati, occorre più impegno»: è stato il rimprovero che il sindaco Maurizio Marello ha lanciato durante riunione. Il Sindaco di Alba ha poi continuato: «Di certo un rinvio è meglio di una bocciatura. Perciò non bisogna perdere le speranze e lavorare ancora in vista del prossimo anno».
L’Associazione per i paesaggi vitivinicoli e gli Osservatori del paesaggio piemontesi prima hanno accusato il colpo dell’autorità: «Il Sindaco ci dà le giuste motivazioni per continuare». Quindi hanno replicato con le parole di Roberto Cerrato, presidente dell’Associazione: «Il lavoro da noi compiuto è stato straordinario, ma non compreso appieno dall’Icomos. Ora occorre ripartire con serenità e fiducia. Occorre compiere un ultimo sforzo per arrivare».

I motivi del rinvio sono stati spiegati dall’ingegner Marco Valle, coordinatore dei lavori di definizione perimetrale dell’area della core zone, ovvero la zona di eccellenza “rinviata”: «Non ci ha aiutato la presenza di lobby all’interno della giuria Unesco: il Sudamerica, per esempio, ottiene sempre responsi positivi alla candidatura, pur presentando dossier esigui rispetto ai nostri». Non è mancata una critica all’intento dell’Icomos di valorizzare i luoghi in via di sviluppo o in serie difficoltà economiche: «Persino la Palestina ha ricevuto la candidatura. Di fronte a tale situazione non ci resta che ripartire da zero e cambiare metodo di presentazione. Ci ritireremo per poi ricandidarci».
E la data fissata per riscrivere il dossier e ripresentarlo è il 2013. Valle ha continuato: «Non ci arrendiamo. Del resto, anche la candidatura delle Dolomiti ha avuto lo stesso percorso: questa volta concentreremo le attenzioni anche sugli edifici storici e sulle opere d’arte».

Marco Viberti

foto Marcato

 

Un compito difficile

Non si parla in alcun modo di «bocciatura», ma la risposta dell’Unesco va nella direzione di riconoscere il valore della candidatura del nostro progetto, con la richiesta di rinviare il giudizio definitivo soltanto in un secondo momento.
Il fine è ridisegnare i confini dell’area sottoposta al giudizio dell’Unesco: l’ampiezza presentata dal dossier attuale (oltre 30.000 ettari) è ritenuta assai difficile da definire tutta nei valori dell’unicità richiesti.
È la ragione per cui le zone che appaiono dalla prima ricognizione tecnica più consone sono le aree del Barolo, del Barbaresco, parte del Barbera e del Moscato.

Roberto Cerrato,  presidente dell’Associazione per i paesaggi vitivinicoli

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