Se sparissero i bus della domenica o una corsa su tre

L’assessore ai trasporti Giovanni Bosticco: «Sarebbe follia accondiscendere all’intenzione della Regione di ridurre del 15 per cento»

TRASPORTI – Se la strada appare un inferno, il trasporto pubblico non è da meno. Sempre più contraddizioni e incertezza si agitano sul futuro dei pendolari. Mai come ora, l’intervento politico potrebbe soccorrere i viaggiatori. Per capire che cosa stia accadendo parliamo con l’assessore comunale ai trasporti, Giovanni Bosticco.   Facciamo chiarezza: è vero che in futuro si farà sempre più difficoltà a spostarsi in treno, bus, pullman urbani ed extraurbani?  «È possibile, ma il contesto è talmente indeterminato da rendere impossibili previsioni certe. La situazione è questa: ci sono molti ricorsi presentati al Tribunale amministrativo regionale dalle amministrazioni comunali affinché i tagli al trasporto locale vengano revocati o almeno ridimensionati. Sarebbe una follia accondiscendere all’intenzione della Regione di ridurre del 15 per cento i finanziamenti nel 2013. Vorrebbe dire eliminare i bus della domenica oppure eliminare una corsa su tre. Stiamo negoziando – a braccetto con Bra e Cuneo – con le istituzioni maggiori: il Governo si “accontenterebbe” di un taglio del 9 per cento, ma senza ulteriori specificazioni. Ci servono maggiori garanzie. Senza contare le centinaia di posti di lavoro a rischio nel caso in cui i tagli divenissero operativi».

Come funzionano i finanziamenti e quanto incidono sulle spese di gestione del trasporto?  «I soldi pubblici, in questo caso regionali, coprono il 65 per cento delle spese di un’azienda di autotrasporto. Il restante 35 per cento è coperto dalla vendita dei biglietti. Il Comune potrebbe scucire soldi di tasca propria per coprire i tagli odierni. Ma è impossibile: le casse sono vuote ed è follia pensare di destinare ingenti somme al trasporto. Oggi l’Amministrazione albese partecipa con 140 mila euro ai costi complessivi, ma sono soldi che confluiscono nella cosiddetta “agevolazione tariffaria” ovvero verso le fasce deboli. Per il resto, possiamo dire che la media di frequentazione del trasporto albese è superiore a quella nazionale: dunque il tetto del 35 per cento dei ricavi, quelli derivanti dai biglietti, sul territorio è pienamente raggiunto».

La situazione in ogni caso è precaria. Come si potrebbe intervenire?  «Potrebbe salvarci il settore ferroviario: molti rami secchi o tratti secondari (tra cui quello Alba-Asti) subiranno soppressioni o tagli. Speriamo che il risparmio derivato possa essere dirottato sul trasporto su gomma. Per il resto, è un braccio di ferro istituzionale: speriamo di ottenere risultati effettivi nel minor tempo possibile».

m.v.

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