Perché vado in visita pastorale

Come è facile immaginare, per il Vescovo sono previsti dei compiti ai quali egli deve assolvere, a norma delle leggi canoniche. Tra questi uno dei più importanti riguarda la visita a tutte le parrocchie, da farsi ogni cinque anni. Vi confesso che si tratta di uno dei “doveri” più graditi e attesi. Non è un segreto il fatto che conservo una profonda nostalgia dei miei anni di parroco, durante i quali il ministero mi poneva in condizione di vivere un quotidiano contatto umano e pastorale con tante persone. La visita che farò nelle varie parrocchie della Diocesi mi consentirà di rivivere quei sentimenti, di sentirmi un po’ “parroco di tutti” e quindi sarà un “dovere” che svolgerò con grande gioia.

Il Vescovo viene a nome del Signore e lo rappresenta

Fior di documenti ufficiali si incaricano di definirne modalità e scopi. Ne cito due: la visita pastorale è «un segno della presenza del Signore che visita il suo popolo nella pace» (Pastores gregis, 46). E ancora: la visita pastorale è «una delle forme, collaudate dall’esperienza dei secoli, con cui il Vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del popolo di Dio. È occasione per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli; è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e a un’azione apostolica più intensa» (Apostolorum successores, 221).

Da queste sintetiche affermazioni emergono caratteri che è bene evidenziare. Innanzitutto il Vescovo viene a nome del Signore; di più, rappresenta il Signore stesso che, nella continuità apostolica, garantisce la sua presenza tra la gente. Mi pare questo un tratto meritevole di essere sottolineato, specie nel tempo che viviamo.

Dio non ci è lontano

Siamo tutti provati da una congiuntura che ha allargato sulla società asfissianti tentacoli non solo economici. Ci può capitare di sentirci come abbandonati a un destino di scoraggiamento e sfiducia. Ebbene, il Vescovo, attraversando tutti i paesi, incontrando tutte le comunità, garantirà la vicinanza del Signore specie a quanti più soffrono la povertà, la solitudine, l’assenza di futuro. Dio non ci è lontano. Il suo amore ci accompagna specie nei momenti più difficili e stimola in tutti rinnovate energie di condivisione e solidarietà.

Questa forma di servizio pastorale, collaudata nei secoli, ha lo scopo di consentire al Vescovo di non lasciarsi imprigionare dalle numerose incombenze burocratiche, che pure deve svolgere, per riaffermare la priorità dei “contatti personali”: nessuno di noi è una pratica né tanto meno un numero, specie nella Chiesa e di fronte al Signore. Siamo persone ricche di una storia che comprende plurime vocazioni (all’umanità realizzata, alla santità vissuta in famiglia, nella professione, nella società) cui Dio non è estraneo, ma amico fedele e “complice” buono.

I destinatari

I primi destinatari di tali incontri saranno i sacerdoti, che condividono con me la totalità dell’impegno pastorale: posso dire che la mia stima per essi è aumentata in proporzione della loro conoscenza. A ciascuno di essi vorrò assicurare una vicinanza paterna che desidera essere più sincera e calda a mano a mano che con l’età si patiscono di più le sfide dei tempi e gli acciacchi della salute. L’incontro con tutti i membri del popolo di Dio sarà poi l’altro scopo essenziale della mia visita. In questi anni mi è capitato di visitare saltuariamente tutte le parrocchie. Ora lo farò in modo sistematico, riservando a ciascuna categoria il tempo necessario per una conoscenza cordiale e approfondita.

Innanzitutto le famiglie e i genitori, che si trovano oggi alle prese con i difficili impegni della fedeltà e dell’educazione dei figli; i giovani, che sono non solo il futuro, ma anche il presente della Chiesa e con i quali la nostra Diocesi non vuole perdere il contatto; gli anziani e i malati che, vivendo una stagione nevralgica e difficile, non fanno mancare il loro indispensabile contributo alle famiglie e alla Chiesa; le donne, presenti così numerose nelle nostre comunità, ma alle prese con impegni e trasformazioni che spesso le mettono alle corde e rischiano di allontanarle definitivamente dalla pratica religiosa e dal loro tradizionale ruolo di prime educatrici alla fede; e, se lo desidereranno, i molti che vivono “sulla soglia” delle nostre comunità, a volte tentati di girare loro le spalle e di vivere senza qualsiasi riferimento religioso.

I laici impegnati

In particolare mi preme accostare, tra i laici, quanti sono più vicini ai compiti di evangelizzazione che sono tipici della Chiesa: i membri dei Consigli pastorali e degli affari economici, i catechisti e le catechiste, le associazioni e i movimenti, i partecipanti ai gruppi liturgici, i ministri della Comunione, gli operatori nei vari settori della pastorale. In numerose occasioni fin dall’inizio del mio ministero ho già avuto il dono di incontrarli e dalla loro fede e generosità sono stato edificato: ne conosco la serietà dell’adesione al Vangelo e la disponibilità a condividere responsabilità nella Chiesa e nella società. Con essi soprattutto mi premerà confrontarmi, in un ascolto rispettoso e apprezzato, sul tema che porrò al centro della mia visita: individuare percorsi praticabili di vita cristiana nel prossimo futuro per rispondere alle esigenze della “nuova evangelizzazione”, in un contesto socioculturale in grande trasformazione.

Già il termine “nuova evangelizzazione” proclama la necessità di riconoscere i limiti di quanto fatto fino a ora e l’opportunità di rispondere meno inadeguatamente alle sfide dei tempi. Tra esse, solo per citarne alcune, l’invecchiamento e la diminuzione dei sacerdoti, la crisi – educativa e non solo – delle famiglie, l’allontanamento dei giovani dal territorio e anche dalla pratica religiosa e dalla fede, le “nuove povertà” serpeggianti anche tra di noi. Opererò quindi, con quanti vorranno collaborare, affinché le nostre comunità evitino il ripiegamento su se stesse e il passivo adattamento a iniziative stanche e ripetitive, per riscoprire la vitalità del Vangelo e la bellezza del suo annuncio, promuovendo istanze di testimonianza più coerente e di missionarietà più generosa. In una parola, solleciterò tutti a vivere il presente accettando di confrontarsi con le sue criticità, ma guardando al futuro con il convincimento che, anche nella Chiesa e nello svolgimento della sua missione, poco potrà continuare a essere come oggi.

Verrò dunque per “incoraggiare e consolare” quanti già operano in questi settori, ma soprattutto per invitarli a “ravvivare le energie” e “richiamare al rinnovamento” in vista di “un’azione apostolica più intensa”. In tutto ciò mi sentirò profondamente “padre, fratello e amico di ogni uomo” e, nello svolgimento del mio triplice compito di insegnare, santificare e governare, cercherò di essere «sentinella vigile, profeta coraggioso, testimone credibile e servo fedele di Cristo» (Pastores gregis, 4 e 3), senza mai dimenticare il monito di Sant’Agostino: «Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano». Coltivo dunque in cuore il vivo desiderio di incontrarvi, conoscervi meglio e ascoltarvi, di portare a ciascuno la parola e la benedizione del Signore e di condividere più responsabilmente con tutti voi la gioia di servire il Vangelo e gli uomini nostri compagni di strada.

La visita: lieto messaggio del Vangelo

Vi invito pertanto a pregare con me perché la mia visita possa essere vissuta da molti come vero passaggio del Signore nelle nostre comunità, possa confermarle nella fede e nella carità, possa aprire squarci di futuro per il cristianesimo nella nostra terra: essa è ricca di una tradizione di fede che sentiamo di dover continuare ad approfondire perché possa proporsi ai nostri contemporanei e alle nuove generazioni nella sua intatta capacità di trasformare la vita e di renderla buona e bella secondo il lieto messaggio del Vangelo.

La mia venuta sarà preceduta da una “pre-visita”, a opera di tre vicari (generale, per l’amministrazione, per la pastorale), incaricati di assolvere agli obblighi burocratici e di preparare una prima “scaletta” di problemi e argomenti da affrontare. Il calendario, già reso noto, subirà lo spostamento in altra data per la vicaria “Sinistra Tanaro”, dal momento che quella inizialmente prevista coincideva con la visita ad limina dei Vescovi del Piemonte e che, dopo la rinuncia del Papa è stata spostata a data da stabilire con il nuovo Pontefice. In ogni vicaria la visita pastorale sarà aperta dai Vespri solenni e dall’invocazione allo Spirito Santo nel pomeriggio della domenica di inizio e conclusa con una solenne Celebrazione eucaristica che riaffermerà il primato di Dio nelle nostre comunità e la necessità di ripartire sempre da tale “culmine e fonte” di vita cristiana. Tra questi due estremi l’incontro con le più diverse categorie di credenti testimonierà la sollecitudine del “pastore” per il “gregge” del Signore. A ogni vicaria dedicherò almeno un mese e mezzo di presenza, praticamente una settimana per parrocchia.

In attesa di incontrare tutti e ciascuno, vi saluto di gran cuore e paternamente vi benedico.

+ Giacomo Lanzetti, vescovo di Alba

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