Cirio sull’Alcol Strategy Ue: «Scongiurato un attacco ai nostri vini»

cirioBRUXELLES La commissione sicurezza alimentare del Parlamento europeo ha approvato, nel pomeriggio di martedì 31 marzo, una risoluzione sull’Alcol strategy 2016-2022, che indirizzerà l’attività della Commissione europea su questo tema per i prossimi sette anni.

«Si tratta di una materia delicata che va al di là degli schieramenti politici per assumere una connotazione più geografica, che vede i Paesi mediterranei schierati in difesa del vino contro le posizioni estremiste e ispirate al proibizionismo degli Stati del Nord Europa – sottolinea l’eurodeputato albese Alberto Cirio, co-relatore della risoluzione – Abbiamo scongiurato il rischio, fondato, che un attacco all’alcol si traducesse in un attacco al nostro vino. Posizione per noi inaccettabile, perché il vino è storia, tradizione, cultura ed economia indispensabile per il nostro Paese. Nella risoluzione abbiamo ottenuto due grandi risultati – continua Cirio – innanzitutto il riconoscimento formale che un moderato consumo di alcol è compatibile con un sano stile di vita, elemento questo che differenzia l’alcol dal vino. L’Europa distinguerà, in pratica, tra consumo ed abuso di alcol, valutando l’atteggiamento culturale che i vari Paesi hanno sul tema, perché una cosa è bere “per gustare”, altro è bere “per ubriacarsi”. In altre parole: non si può paragonare un buon bicchiere di vino al giorno, con un bicchiere di vodka a colazione. In secondo luogo abbiamo ottenuto la riscrittura dell’art. 23 in cui si chiedeva agli Stati membri l’introduzione del cosiddetto “minimum price”, ovvero una accisa, una tassazione fissa che i produttori avrebbero dovuto pagare al pari di quanto avviene per le sigarette. Cosa che, oltre a danneggiare il settore con un maggiore aggravio fiscale, avrebbe avuto l’effetto terribile di assimilare il vino al tabacco e un bicchiere di buon rosso alle sigarette, con conseguenze disastrose anche in termini di etichettatura. Immaginate l’impatto sul mercato di una bottiglia di Brunello di Montalcino o di Barolo delle Langhe con raffigurati nella retroetichetta un fegato affetto da cirrosi o un incidente stradale: sarebbe stato rovinoso. Ebbene, nella nuova formulazione che è stata approvata, gli Stati europei sono lasciati liberi di decidere autonomamente, secondo un principio di sussidiarietà, ma soprattutto si chiede di verificare concretamente l’impatto positivo di una tassazione aggiuntiva sull’effettivo consumo di alcol. Per ottenere questo ho infatti dimostrato, dati alla mano, che nei Paesi in cui l’alcol costa di più il consumo è maggiore e che, quindi, una misura proibizionistica di questo tipo sarebbe fallimentare. Si è trattato di un confronto duro, ma che ha visto l’impegno unitario degli europarlamentari italiani che hanno saputo andare oltre i partiti per pensare al Paese. Tuttavia il nostro lavoro non è ancora concluso: questa risoluzione verrà approvata entro l’estate dal Parlamento europeo in seduta plenaria e in quella sede dovremo riuscire nell’impresa di modificare un altro punto per noi fondamentale, introdotto con un colpo improvviso ancora una volta dai parlamentari inglesi, ovvero il divieto di usare risorse pubbliche per promuovere le bevande alcoliche e quindi anche il vino. Punto questo che, se dovesse essere confermato, rischierebbe di vietare a livello europeo risorse come l’Ocm vino, che sono state e rimangono indispensabili per promuoverlo in tutto il mondo. La battaglia – assicura l’eurodeputato piemontese – continua».

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