Il Papa ai giovani: Andate controcorrente

alba dal papaPASTORALE GIOVANILE.  300 giovani albesi in piazza Vittorio a Torino con il Papa
È stata una festa di colori, di volti, di storie, un’esperienza di Chiesa viva, semplice, immediata, un’occasione per riportare alla luce gli interrogativi sulla fede che troppo spesso teniamo nascosti dentro di noi, ma che ci sono, che agitano il cuore, che ci tengono vivi. Siamo partiti presto, all’alba, per abbracciare papa Francesco, ma alla fine della giornata ci siamo resi conto che è stato lui ad abbracciare noi e a guidarci, lasciandoci un messaggio promettente e al tempo stesso impegnativo, come sa fare ogni vera guida che non rimanda a sé, ma a un “Altro” verso cui camminiamo tutti insieme. Ecco alcune suggestioni tratte dalle sue parole.

“Vivere, non vivacchiare. Un giovane non va in pensione a 20 anni”. «Come già diceva Piergiorgio Frassati, nessuno di noi è fatto per vivacchiare, ma per vivere. Un giovane senza il desiderio di amare, di voler bene, di prendersi cura degli altri, sarebbe già vecchio, senza un futuro significativo verso cui guardare con fiducia. Il cristiano fermo non è un cristiano; il vangelo fa camminare ed esige il coraggio delle cose nuove, senza paura. Chiede che la crisi sia affrontata costruendo ponti, comunione tra di noi, evitando le forme di solitudine e di individualismo, anche ecclesiale».

“L’amore è roccioso, casto, si comunica, ricrea e rende creativi”. «Non si può parlare dell’amore in modo sentimentalista e generico, alla maniera delle “telenovelas” o delle “bolle di sapone”. L’amore è un cammino impegnativo, avventuroso, che implica rocciosa fedeltà, un atteggiamento di castità, che significa vivere gli affetti e le relazioni con gli altri, con il mondo, con le cose non alla maniera del possesso egoistico, ma della cura e della custodia a favore della dignità dell’altro e della sua diversità. Comunicandosi, l’amore ci ricrea e ci spinge a costruire insieme, in modo creativo, ciò che è buono e giusto, nonostante i fallimenti della storia e le difficoltà della crisi».

“Andate controcorrente: non lasciatevi vendere vetro al posto dei diamanti”. «La storia passata è caduta troppo spesso nell’indifferenza: dov’erano le nazioni quando ci fu il genocidio armeno? Dov’erano le nazioni quando ci fu l’olocausto o i gulag in terra sovietica? Dove siamo e che posizione prendiamo di fronte allo scandalo del traffico di armi e al dramma degli immigrati? L’amore non si riduce a parole, è pratico. Per questo è necessario andare controcorrente, fare la propria parte, non essere ingenui di fronte a chi, per ipocrisia, ci fa credere di venderci diamanti, ma in realtà ci consegna solo vetro. Come fare a credere nelle istituzioni che pur definendosi cristiane non custodiscono la vita e il futuro dei giovani attraverso il lavoro? Non ci sarà mai la condizione ideale per ripartire: si tratta invece di rimboccarsi le maniche e fare come i santi sociali della terra piemontese, che nella situazione drammatica della Torino ottocentesca hanno avuto il coraggio di camminare controvento, senza fronzoli e credendo nella fiducia che viene dal Vangelo».

Ci portiamo via un annuncio profetico, liberante, una parola chiara di speranza, che sa denunciare ciò che è disumano lasciando già subito intravedere una strada possibile, una porta che si apre, un impegno che spetta a ciascuno di noi. Se l’istituzione ecclesiale torna a essere così profetica, c’è da sperare che qualcosa di nuovo accada e che il Vangelo torni a parlare con forza e freschezza alle giovani generazioni.
Don Gianluca Zurra

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