Alba: un alloggio confiscato alla camorra

ALBA Il Consiglio comunale,  durante la seduta consiliare di ieri, lunedì 30, si occupato dell’acquisizione di un appartamento in corso Piave confiscato alla criminalità organizzata. Sarà un appartamento da destinare all’emergenza abitativa ha spiegato il centro-sinistra in Commissione consiliare la settimana precedente.
Per Alba è la prima volta che l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati sequestra un immobile e la notizia non ha lasciato indifferenti.

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Ciò che è certo, leggendo l’ordinanza di confisca dell’appartamento, sequestrato il 12 luglio 2007, è che questo fosse di proprietà di Mario Pepe, boss della camorra salernitana e nocerina morto nel 2010, primo collaboratore di giustizia a parlare dei clan campani, dopo l’arresto avvenuto nel 1992. Dell’appartamento di Alba si fa menzione in un articolo pubblicato il 9 novembre 2007 dal quotidiano La città di Salerno e rilanciato da Repubblica, subito dopo il sequestro preventivo.
«Mario Pepe fu bloccato in Piemonte. Un arresto a cui seguì il suo prezioso “pentimento”. Gli inquirenti sono tornati ad Alba, in provincia di Cuneo. E non era certo una visita di cortesia quella fatta alla signora Carmela, moglie, appunto, del collaboratore di giustizia Mario Pepe. I finanzieri le hanno notificato un ordine di sequestro firmato dai giudici della Corte d’assise di Salerno: confisca della casa dove abita perché, ad avviso del Gico, non di sua proprietà, ma del marito, collaboratore di giustizia. La misura è stata richiesta dalla Procura sulla base di un’inchiesta del Gico che riguardava l’accrescimento patrimoniale della donna, che risultava però incapiente rispetto alla capacità reddituale dichiarata. Come poteva dunque essere proprietaria di un appartamento del valore stimato di 100 mila euro? I giudici dell’Assise hanno così accolto la richiesta della Procura: quell’immobile era stato acquistato con i proventi illeciti derivati dalle attività criminali messe in piedi da Mario Pepe durante la sua militanza nel clan Nuova Famiglia». Nell’articolo del quotidiano campano si aggiunge: «Pepe, secondo quanto stabilito da sentenze passate in giudicato con reati di associazione camorristica, usura, estorsione e riciclaggio, era l’uomo usato dal clan per il reinvestimento del “denaro sporco”, soldi che finivano soprattutto nell’edilizia e nella compravendita di immobili. Parchi residenziali, case, terreni».
Elementi che possono far pensare a un tentativo della camorra di investire, nel 1992, in Piemonte, regione dove Mario Pepe fu arrestato e operò negli ultimi mesi della latitanza. Un’operazione probabilmente “saltata” a causa del pentimento del boss del cui passaggio ad Alba rimane traccia solo negli atti di confisca di un appartamento che, come molti beni sottratti alle mafie, si spera possa trovare una nuova collocazione e risolvere i problemi di una delle famiglie albesi indigenti alla ricerca di un’abitazione.

Marcello Pasquero

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