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La protesta dei lavoratori ex Miroglio di Puglia

150 persone davanti ai cancelli di una deserta Miroglio. Sono i lavoratori di Ginosa e Castellaneta, partiti dalla provincia di Taranto nella serata di lunedì 4 giugno a bordo di tre pullman e, dopo 1.200 chilometri, approdati martedì mattina in via Santa Barbara, bloccando l’entrata ai dipendenti albesi che si stavano recando al lavoro. Per i lavoratori degli stabilimenti pugliesi la Cassa integrazione straordinaria finirà tra pochi giorni, lasciando il posto alla mobilità. Una mattinata movimentata, che ha visto anche il fermo da parte dei Carabinieri di sette persone estranee al corteo e infiltratesi tra la folla, decise a creare disordini.

Emanuele: “Dopo 3 anni e mezzo non c’è stata ancora nessuna riconversione come avevano concordato con il Ministero, ma solo delle perdite di tempo. Ormai non c’è più niente da fare: io sono vedovo e ho dovuto lasciare i mie figli da parenti per venire a manifestare”.

Massimiliano: “Sembra che l’azienda stia temporeggiando. Così facendo accende ancora di più gli animi della gente, già molto infervorata. Continueremo il presidio sino a quando non saremo accolti. Oggi pomeriggio il corteo sfilerà per le vie del centro”.

Francesco: “A quanto ci dicono ieri hanno detto ai lavoratori albesi di non recarsi qui in macchina per paura che oggi noi potessimo danneggiarle. Ma noi non siamo qui per manifestare con la violenza. Noi vogliamo solo dialogare”.

Alle 12.30 un suono di serena apre i cancelli sino a quell’ora chiusi. La delegazione entra nello stabilimento, nel quale vengono accolti ed ascoltati dai dirigenti Fois, Contini, Bertolino. Antonio rimane fuori dai cancelli con altri colleghi. “Io non voglio sentire neanche una parola. Prima ritirano la procedura di mobilità, e poi parleremo.”

Cristian Borello

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