Ultime notizie

No spreco, l’azienda lavora per i senzatetto

La storia di Cesarino si contrappone allo sfavillare dell’Alba profumata di tartufo

ALBA Cesarino si avvicina con una maglia a righe e una valigia. Dentro la valigia, tutto quello che ha. Lo aspettiamo fuori dal San Lazzaro di Alba, suo rifugio diurno. Cesarino da inizio agosto dorme in un cantiere. «In un cantiere?», gli chiediamo. «Non ho un luogo in cui andare. Ma se non trovo una soluzione non riuscirò ad affrontare l’inverno».

senzatetto

La storia di Cesarino è comune ad almeno altre 40 persone ad Alba (forse di più), che trovano assistenza per la notte – forse ci riuscirà anche lui – al centro di via Pola gestito da don Gigi Alessandria. Perlopiù si tratta di stranieri. Eppure, la storia di Cesarino è differente e prende il cuore in questo inizio d’autunno, con la città sfavillante e piena di turisti. «Sono nato ad Alba, 62 anni fa. E ora mi vergogno a camminare per strada. Ho lavorato 30 anni, pagando i contributi e le tasse. Poi ho avuto problemi, ho perso il lavoro e la casa. La gente adesso mi guarda male, come se rappresentassi qualcosa di spiacevole. È una sensazione terribile».

Prosegue Cesarino: «Ho una flebite alla gamba, eppure mi hanno tolto pure la mensa. Da un giorno all’altro non posso più ricevere un pasto caldo. Ho provato a rivolgermi al sindaco: niente da fare. Ho chiesto appuntamento, l’ho incrociato sotto il suo ufficio. Mi ha detto: “Certo, sali, ti ascolterò”. Ma ha dato la priorità ad altri, anche per lui ero invisibile».

Secondo le statistiche della banca dati europea West, i senzatetto in Italia sono quasi 48 mila. La maggior parte maschi, stranieri e con un’età media di 42 anni. 3 su 4 hanno almeno la licenza media, ma nessuno un diploma o una laurea. Oltre il 70 per cento di loro, prima di finire per strada, viveva in una casa di proprietà. In Piemonte le schiere dei “senza dimora” nel 2011 ammontavano a 2.112, mentre ad Alba arrivano a 40, perlopiù accolti nel centro di accoglienza di via Pola.

Perciò le istituzioni sono scese in campo, ideando il progetto No spreco. Gestito dall’Asl Cn2 in collaborazione con la ditta Grandama di Piobesi, prevede la redistribuzione degli alimenti destinati al macero. Ci ha spiegato Daniela Fraccalini, titolare di Grandama: «Vendiamo prodotti alimentari al dettaglio e ritiriamo la merce invenduta. Abbiamo pensato che avremmo potuto destinare queste risorse a chi ne ha davvero bisogno, invece che al macero». I destinatari dell’iniziativa sono: Casa Pina, associazioni Santa Barbara, Marta e Maria, Bakhita, Caritas della Moretta e di Santa Margherita. In 4 mesi sono stati donati 450 litri di latte, 150 pezzi di formaggio, 350 yogurt e altri prodotti per un valore di circa 1.600 euro.

«Siamo soddisfatti e orgogliosi del progetto», ha concluso Fraccalini. «Il servizio che offriamo è unico nel suo genere: in questo momento di difficoltà. Lo sforzo di contribuire al benessere collettivo è fondamentale. Anche noi come azienda abbiamo sofferto la crisi. Sebbene il settore alimentare resista, il fatturato è diminuito. Eppure, ci impegniamo in questo sforzo di solidarietà. Nella speranza di cambiare, almeno parzialmente, ciò che non funziona».

Matteo Viberti

Banner Gazzetta d'Alba