Sono troppe cinque sigle sindacali per difendere i diritti dei dipendenti

Gentile direttore, ho letto su Gazzetta d’Alba del 19 luglio che c’è una vertenza tra le Poste e i suoi dipendenti in Piemonte per gli straordinari e la consegna a giorni alterni.
Spero che l’azienda torni sui suoi passi e garantisca alla collettività un servizio essenziale come quello della corrispondenza, senza che ci siano cittadini di serie A, serviti quotidianamente, e cittadini di serie B, serviti quando capita.
Una cosa però rimprovero ai sindacati: possibile che per difendere i diritti dei dipendenti postali debbano presentarsi alle trattative con l’azienda cinque sigle sindacali? Troppe per una sola categoria di lavoratori: l’impressione che danno è di grande divisione e dove c’è divisione diventa più difficile perseguire il bene comune.
Libero S.P. – Alba

don-antonio-rizzoloAnche se le sigle sindacali sono diverse, il comunicato è stato firmato in comune e quindi, suppongo, anche le trattative sono state fatte in pieno accordo. Il problema vero è che, come spesso accade, a essere danneggiati siamo noi cittadini. In particolare quelli che vivono nei piccoli paesi, come molti di quelli di Langhe e Roero. La consegna a giorni alterni, come abbiamo spiegato in un intervento di Corrado Avagnina, delegato interregionale Fisc, a pag. 3 del numero scorso di Gazzetta d’Alba, penalizza fortemente anche i giornali, cambiando le regole a metà anno, quando il “patto” con gli abbonati è già stato siglato. Attualmente, infatti, l’accordo è per una consegna j+0, cioè il giorno dopo la stampa. Recapitando la posta a giorni alterni (una settimana il lunedì, mercoledì e venerdì, l’altra il martedì e giovedì, peraltro in maniera differenziata da un paese all’altro) salta ogni programmazione e si lede un diritto all’informazione in maniera inaccettabile. A questo ora si aggiunge «l’astensione delle prestazioni straordinarie o aggiuntive del personale di Poste italiane dal 25 luglio al 24 agosto» proclamata dai sindacati. Che dire? C’è da scoraggiarsi. La politica, se è interessata al bene comune, batta un colpo.

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