Il suolo nei vigneti dev’essere rispettato

Il suolo nei vigneti dev'essere rispettato

VINO BIOLOGICO Ha suscitato grande interesse il convegno sul vino biologico organizzato da Valoritalia e Vignaioli piemontesi. Molte le voci che si sono susseguite, tutte interessanti. Ma, al di là delle singole relazioni, vale la pena proporre alcuni concetti che possono far intuire lo sviluppo che potrebbe caratterizzare l’agricoltura nei prossimi anni.

Già il titolo era una provocazione: “Il futuro è bio”. Sarebbe il massimo in un mondo che finora si è comportato all’opposto, sversando sulla terra 2,6 miliardi di tonnellate di agrofarmaci. Un’invasione chimica da far paura. Bio significa vita ed è proprio questo il concetto da cui bisogna partire: sarà sempre più essenziale lavorare per la vita, evitando tutto ciò che a essa è contrario.

L’intervento più coinvolgente è stato quello di Ruggero Mazzilli, agronomo piemontese che opera in varie regioni italiane, soprattutto in Toscana. Già il suo esordio è stato provocatorio: «Il bio non è l’obiettivo, è lo strumento». Tradotto: non è importante solo ciò che si fa, ma soprattutto con quali strumenti. «Prima di essere bio, chi coltiva la vigna dev’essere un bravo viticoltore, rispettoso dei due parametri fondamentali per ogni coltivazione: il territorio e la pianta», ha sottolineato Mazzilli. Ambedue vanno visti nella loro globalità: non basta fare bio su una parte di una zona. Tutto il territorio deve stare unito e progredire globalmente. E anche la pianta va vista nella sua interezza: spesso, guardando una vite, vediamo solo la parte aerea, la meno importante. Quella sotterranea, la più strategica, passa in secondo piano. Il suolo è lo spazio essenziale: va rispettato, conosciuto e gestito con competenza.

Troppe volte i suoli sono stati trascurati, sfruttati, maltrattati. E le piante hanno manifestato il loro disagio con una maggiore sensibilità alle malattie. Una pianta sana, nutrita il giusto, ben inserita nel suo ambiente si rivela più resistente ai patogeni. In un suolo povero la pianta investe sulle radici e crea qualità; in un terreno fertile la pianta esplode l’apparato fogliare e produce quantità.

La gestione dell’erba e dell’inerbimento è un atto strategico. Ma l’erba dev’essere quella giusta, un miscuglio ricco, abbondante, con tante specie locali, magari aiutate all’inizio dell’impianto e poi sviluppate da sole, in modo naturale. Quest’erba, durante l’inverno, funge da pannello solare. E, poi, l’erba va falciata, non trinciata. E dev’essere falciata quando è alta, anche 70-80 centimetri, non 15 o 20. Altrimenti, sul suolo si deposita più acqua che fibra. L’erba alta falciata, durante l’estate, funziona da pannello isolante e aiuta a mantenere il giusto livello idrico nel suolo.

Con questa logica, il diserbo non serve. È mille volte dannoso e va bandito. È soltanto il frutto di pigrizia mentale. Pensare bio vuol dire cambiare punto di vista e convincersi che dobbiamo lasciare alle nuove generazioni una terra in salute.

Giancarlo Montaldo

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