
ALBA L’associazione Beato Giuseppe Girotti ha in programma, per oggi, domenica 19 novembre, alle 18, nella cattedrale di San Lorenzo una Messa in ricordo di padre Giuseppe Girotti e di tutti i martiri che morirono per la loro testimonianza di fede. La funzione è dedicata anche alle venti vittime delle rappresaglie avvenute, in seguito ai ventitré giorni della città di Alba, nel novembre 1944 in città e sulle colline.
Il 2 novembre con l’arrivo ad Alba delle formazioni nazifasciste, iniziò la ricerca delle persone che avevano applaudito alla liberazione della città durante i 23 giorni. Il primo a essere arrestato fu il vescovo, monsignor Luigi Maria Grassi, che venne condotto a Torino per essere interrogato; mentre nelle carceri di Alba furono rinchiusi don Natale Bussi, don Balestracci e don Vigolungo, accusati di propaganda partigiana. Il 12 novembre arrivarono 1.300 militari del reparto antipartigiani della Repubblica sociale che, dopo essersi sistemati nella caserma Govone e in alcune scuole cittadine, iniziarono con rastrellamenti ed esecuzioni sommarie una stagione di terrore.
Il 18 novembre nella prigione albese vennero trucidati cinque civili; il giorno successivo sulle colline in frazione Como furono uccisi Gino Rocca e Lorenzo Torchio, padre di sette figli.
Nello stesso giorno in località Frave vennero fucilati cinque civili tra i quali Pasqualino Busso di soli 16 anni, allievo della scuola enologica; il 22 novembre in località Tupinè fu la volta di sette persone trucidate, tra le quali i tre fratelli Rivera.
Per i mesi successivi, e fino alla liberazione, «furono i contadini a proteggere i giovani combattenti nascondendoli, nutrendoli con il rischio di subire le violenze e rappresaglie. Dopo 73 anni vogliamo pregare per ricordare, riflettere e perdonare», dice Renato Vai dell’associazione Beato Giuseppe Girotti.
