ALBA Le sfide ambientali delineano nuove opportunità che, anche grazie alle nostre tradizioni produttive, possono essere a portata di mano per l’Italia: l’economia circolare è una delle più promettenti. L’Italia, povera di risorse, ha sempre praticato forme di uso della materia efficienti, intelligenti e innovative: quelle che oggi sono parte dell’economia circolare. Grazie a queste tradizioni virtuose e alla nostra capacità nazionale di trasformare un limite in un’opportunità, siamo tra i Paesi più avanzati nella green economy e nell’economia circolare. Un modello di sviluppo non più lineare, dove gli scarti di un’impresa diventano la materia prima di un’altra e che ormai è diffuso in tutti i settori produttivi. Per dare voce a questa Italia all’avanguardia, sostenibile e competitiva, è nato lo studio “100 Italian circular economy stories” promosso da Enel e Fondazione Symbola e presentato ieri a Roma dall’amministratore delegato e direttore generale di Enel, Francesco Starace e dal presidente di Symbola, Ermete Realacci.
Tra le aziende censite, ne sono state selezionate tre che hanno avuto l’opportunità di raccontare la loro storia sul palco dell’Auditorium Enel a Roma e tra queste spicca il nome dell’albese Amethyst, da anni in prima linea nello sviluppo di soluzioni ecosostenibili di trattamento dell’acqua.
«La nostra azienda è da anni in prima linea per l’innovazione e lo sviluppo di soluzioni sostenibili per il trattamento dei reflui», commenta Enrico Marengo, direttore tecnico di Amethyst. «Dalla crescente emergenza idrica discende la necessità di recuperare e riutilizzare le acque di scarico, in particolare dei processi industriali, in un’ottica di economia circolare. Anche sul nostro territorio ci sono grandi aziende lungimiranti e impegnate fortemente nella sostenibilità, con le quali da tempo collaboriamo nell’ottica della chiusura dei cicli, in particolare quello dell’acqua. Uno degli obiettivi principali della nostra attività è la depurazione delle acque reflue per restituirle il più vicino possibile al punto di prelievo con caratteristiche simili a quelle originarie, oppure per riutilizzarle all’interno dei processi produttivi. Quest’ultima soluzione sta riscontrando sempre maggior interesse, in quanto permette una sensibile riduzione dei prelievi da acquedotto o da corpo idrico e consente di ottenere indubbi vantaggi economici e di immagine».