CULTURA Il 1° giugno 1968 Einaudi stampava Il partigiano Johnny, un nuovo – e sorprendente – libro di Beppe Fenoglio, per le cure di Lorenzo Mondo, che intravide nella figura del protagonista, messo alla prova nelle sue scelte e aspirazioni dalla sua (nostra) umanissima dimensione, un fratello dei «più puri ed attuali eroi del dissenso».
Lo scrittore di Alba era morto cinque anni prima, lasciando ai bordi di quanto aveva in vita pubblicato, strati di pagine sospese o archiviate, scalate e discese, che ne testimoniavano da un lato la «fatica nera» d’autore, dall’altro la forza purissima e insopprimibile della visione. Quella rivelazione, che si aggiunse ad altre (prima fra tutte Una questione privata) fu subito seguita dal favore dei lettori – molti, giustamente, giovani; nonché da dibattiti filologici che portarono col tempo ad altre sistemazioni editoriali di un’opera i cui contorni l’autore aveva ridefinito e superato; dibattiti che però non hanno mai allontanato dal pubblico un titolo e un’esperienza che continua a essere presente nel cuore e nella formazione di tutti.
Cinquant’anni dopo, la fondazione Ferrero ha voluto ritornare a Fenoglio «scrittore e partigiano» con una iniziativa nuova: domenica 3 giugno, all’interno del programma dell’Alba music festival, sarà eseguita in prima assoluta la composizione Partizan, scritta dalla musicista americana Anne LeBaron per pianoforte, voce recitante e strumenti elettronici su testi di Beppe Fenoglio.
Commissionata dalla fondazione Ferrero, Partizan sarà eseguita nella chiesa di San Giuseppe alle 11 dal pianista di origine albese Lorenzo Marasso, da tempo residente negli Stati Uniti e primo dedicatario dell’opera; Guido Tonini Bossi, musicista e attore di teatro, è l’altro interprete designato da LeBaron, dopo che la sua voce aveva già recitato in una composizione affine, Los Murmullos (ispirata dallo scrittore messicano Juan Rulfo), ancora con il coinvolgimento e la mediazione di Marasso.
Ann LeBaron, arpista e compositrice
Partizan è in effetti il secondo pannello di dodici progettati dalla compositrice e docente al California institute of the arts, un lavoro a lungo termine incentrato sul pianoforte e intitolato, con affettuosa, rispettosa ironia, The well- read clavier (il pianoforte “ben letto”): al di là della strizzata d’occhio a Bach, è la letteratura – e il suono della scrittura letteraria, proveniente da diverse aree linguistiche e culturali – la guida dell’opera. LeBaron, che nella sua carriera ha scritto musica operistica e da camera, per arpa (suo strumento di elezione, anche come interprete) e ensemble vocali, rivela di essere stata «particolarmente attratta dalla sperimentazione linguistica operata da Fenoglio» nei suoi romanzi ambientati nella guerra di resistenza sulle colline. Attraverso il centro di documentazione fenogliano della fondazione Ferrero, ha avuto modo di accostarsi al percorso epico, complesso e sommerso del «libro grosso» di Fenoglio, dalle pagine superstiti dell’Ur Partigiano Johnny fino all’idea ultima e perfetta del romanzo che l’autore aveva «tanto bisogno di scrivere», Una questione privata. Che è diventato – grazie anche alla fortuna editoriale avuta all’estero – il vero motore di Partizan.
Nel programma del concerto in Novecento americano
Autentico esempio di concert theater, in cui il pianista deve assumere, anche materialmente, diverse identità e funzioni, Partizan sarà eseguito al culmine di un programma tutto americano approntato da Marasso e Tonini Bossi. Toccando l’opera di autori ormai classici come Samuel Barber e Charles Ives, e altri a noi più vicini come William Bolcom, Philip Glass e Keith Jarrett, fino alla giovanissima Caroline Shaw, i due interpreti tracceranno un ritratto del Novecento americano, con molti rimandi alla letteratura del Nuovo mondo. Che saranno, in parte, pertinenti richiami fenogliani: Tonini Bossi reciterà Poe, Marasso obliquamente, con un movimento della Concord sonata di Ives, rinvierà a Hawthorne; e la lieve e memorabile versione di Keith Jarrett di Over the rainbow (canzone-leimotiv di Una questione privata), introdurrà proprio Partizan. Nel quale Anne LeBaron ha, tra le altre cose, incorporato e riletto anche la fondamentale Deep purple, ed Evelyn hope di Robert Browning, nella traduzione di Fenoglio. Il cui nome, dice l’autrice, ha funzionato come «cellula germinale» per sviluppare l’intera musica di Partizan, che rivelerà all’ascoltatore anche una grande attenzione per le sonorità naturali e ambientali (le descrizioni della pioggia, del vento…), sorgenti ed entità narrative comuni tanto a Fenoglio quanto a LeBaron.
Edoardo Borra