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Rotoalba: i sindacati replicano alle accuse dei 5 Stelle

Rotoalba: i sindacati replicano alle accuse dei 5 Stelle

ALBA  “Rimaniamo stupiti di apprendere  che all’apertura del processo per il fallimento Rotoalba presso il Tribunale di Asti  la cosiddetta “parte civile” è rimasta esclusa”, ha scritto il portavoce del Movimento 5 Stelle albese Ivano Martinetti nei giorni scorsi, all’indomani dell’udienza al Tribunale di Asti in cui la curatela fallimentare è stata definitivamente respinta. Pesanti le critiche del pentastellato ai sindacati: “La cosa che più indigna rimane dettata dal fatto che  i dipendenti che hanno inopinatamente perso il posto di lavoro non siano stati  organizzati da sindacati o in altra forma come parte civile contro gli imputati di bancarotta fraudolenta.”

Secondo Martinetti sarebbe mancata “una forma di difesa collettiva degli interessi nel processo che si è avviato”.

Ricostruzione decisamente respinta dai sindacati: “Per quanto riguarda l’assistenza è stato fatto tutto quello che c’era da fare, e nello specifico per quanto riguarda il processo penale i lavoratori non erano ammessi direttamente ma soltanto la curatela fallimentare, che avrebbe dovuto recuperare quanto dovuto e poi distribuire ai creditori e lavoratori. Potremo invece costituirci parte civile nel processo civile, sia i singoli lavoratori assistiti dal sindacato – che per altro con il Trattamento di fine rapporto (Tfr) hanno preso quasi tutto ciò che era dovuto, ma è ancora aperta la possibilità di recuperare altre eventuali risorse da prendere e la verifica di eventuali danni morali e biologici non legati al credito ma al licenziamento e alla bancarotta – e lo stesso sindacato per quanto concerne danni di immagine ed eventuali quote sindacali non versate”, spiega Walter Biancotto, segretario generale del Sindacato Lavoratori Comunicazione (Slc) della Cgil di Cuneo.

Il sindacato sta inoltre accompagnando i dipendenti anche nelle fasi successive al licenziamento: “Parte di loro è riuscita a rientrare nella nuova legge sull’editoria per quanto riguarda il prepensionamento: sono una quindicina e potranno andare in pensione con 32 anni di servizio e cassa integrazione. Dovevano essere quattro in più ma rispetto alla Legge è uscita una circolare Inps che ha spostato il termine a 32 anni e 7 mesi: stiamo seguendo giorno per giorno anche queste persone nel tentativo di farle rientrare nel prepensionamento.”

Adriana Riccomagno

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