Dispersione, tredici su cento lasciano la scuola senza diploma

INCHIESTA SULL’ABBANDONO SCOLASTICO Alessandro Zannella, dirigente all’istituto Da Vinci ci spiega: «Nell’Albese il problema dell’abbandono è contenuto. I casi registrati sono determinati da problemi di salute, come quelli legati all’adolescenza, e anche alla famiglia». Il tema è più sentito all’Einaudi, come dettaglia la preside Valeria Cout: «Lo scorso anno abbiamo tentato un progetto, che ha coinvolto 150 ragazzi, guidati da tutor ed esperti esterni, per evitare l’abbandono precoce della scuola». Al Cpia, infine, il centro provinciale per l’istruzione degli adulti, si rivolgono molti giovani che hanno lasciato

IL PUNTO / 1 I dati sulla dispersione scolastica a livello nazionale sono preoccupanti: dal 1995 a oggi tre milioni e mezzo di studenti hanno abbandonato la scuola statale, su oltre 11 milioni d’iscritti alle superiori. Il costo è enorme: 55 miliardi di euro. Per non parlare dell’impatto a livello personale, con un aumento costante del numero dei Neet, l’acronimo inglese di not (engaged) in education, employment or training – persone non impegnate nello studio, né nel lavoro, né nella formazione –: il rapporto Istat 2017 sui livelli d’istruzione ne ha dichiarati due milioni 189mila, pari al 24,1 per cento. Una condizione minima tra i 15-19enni, in gran parte ancora studenti (11,9 per cento), ma che arriva al 31,5 per i giovani tra i 25 e i 29 anni. La percentuale di Neet nel nostro Paese è la più alta dell’Unione europea, nettamente più elevata rispetto alla media, che si attesta al 13,4 per cento.

Anche sul nostro territorio purtroppo il fenomeno dell’abbandono scolastico esiste, con tutto ciò che ne consegue; per fortuna non è ancora scoppiato in modo drammatico, ma è tale da spingere enti locali, istituzioni e scuole a mettersi in rete per cercare soluzioni efficaci. Abbiamo fatto il punto.

Nella Granda

Dieci: è la percentuale di abbandono scolastico che l’Unione europea mira a raggiungere entro il 2020. Se a livello italiano l’ultimo rapporto Istat parla di una percentuale del 14 per cento relativa al 2017, in Piemonte lo scorso anno si è fatto ancora meglio, con l’11,3 per cento. Riguardo alla provincia di Cuneo, poi, che per anni ha avuto il tasso di abbandono precoce più elevato di tutta la regione, l’anno scolastico 2014-2015 ha rappresentato un punto di svolta: grazie a una serie di politiche virtuose a livello territoriale, la dispersione si è attestata all’11,9 percento, vale a dire al di sotto della media piemontese. Peccato che nel 2016- 2017 il fenomeno sia di nuovo aumentato, fino a raggiungere il 12,9 per cento.

Gli interventi

In questo scenario opera il progetto Below 10, che vede tra i partner la fondazione Cassa di risparmio di Cuneo: capofila della sperimentazione è ProgettoMondo Mlal di Verona, partner sul nostro territorio dell’Azienda di formazione professionale di Cuneo, Dronero e Verzuolo (Afp), insieme a tutti i soggetti locali coinvolti e interessati al tema. Diffusa tra Croazia, Francia, Italia, Portogallo, Romania e Regno Unito, l’iniziativa è stata finanziata dall’Unione europea nell’ambito del programma Erasmus+.
Dopo una prima fase di ricerca, dal 2018 è iniziata la parte operativa, con lo sviluppo di iniziative pilota sul nostro territorio. A proposito dell’analisi portata avanti nei Paesi coinvolti, attraverso interviste a ragazzi, familiari e soggetti del campo socio-educativo, è emerso l’aspetto multidimensionale del fenomeno: se da un lato l’abbandono scolastico può essere dovuto a fattori individuali, come una demotivazione o la mancanza di autonomia e di senso di responsabilità, dall’altro possono insorgere questioni familiari e di tipo sociale, come la mancanza di risorse economiche. Importanti anche i fattori scolastici, dal momento che spesso le caratteristiche delle scuole si sono rivelate determinanti, ma anche comunitari, cioè legati al contesto sociale o alle reti di socializzazione.

Adriana Riccomagno
Francesca Pinaffo

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