ALBA Sono giorni di tensione al Centro di riabilitazione Ferrero, che nella sede albese di via De Amicis conta 160 dipendenti e nella sede di Robilante 101.
Entrambe le strutture sono gestite dall’imprenditrice Margherita Artusio, che ha acquistato il centro dopo il fallimento del 2008.
Poco più di un mese fa, il 1 novembre, la direzione ha preso la decisione di cambiare unilateralmente contrattazione, applicando ai dipendenti il contratto denominato Aiop-Rsa, sottoscritto a livello locale da Cisl e da Uil, ma non da Cgil, che ha deciso di attivarsi immediatamente.
A spiegare quanto accaduto è Alfio Arcidiacono, segretario provinciale di Cigil-Fp Cuneo: “Si tratta del contratto più basso esistente nel comparto di riferimento, tanto da non essere stato siglato a livello nazionale da Cgil, Cisl e Uil, ma soltanto da Ugl, un sindacato per nulla rappresentativo.
In sostanza, rispetto al contratto precedente, blocca gli scatti di anzianità e impedisce la maturazione di aumenti nei prossimi anni, provocando un grave danno per i professionisti che ogni giorno operano all’interno delle strutture. Nonostante ciò, con un atto a nostro parere imprudente, a livello locale Cisl e Uil hanno scelto comunque di sottoscrivere il contratto. Di fronte a questa decisione, siamo andati avanti in modo autonomo: abbiamo indetto un referendum chiedendo ai dipendenti di esprimersi a favore o contro nuovo contratto”.
Dallo spoglio delle schede avvenuto ieri pomeriggio, martedì 4 dicembre, è emerso un esito inequivocabile: sui 160 dipendenti presenti ad Alba, 119 hanno votato e 110 hanno espresso parere contrario; sui 101 dipendenti di Robilante, 90 hanno votato e 74 hanno espresso voto contrario.
In entrambi i casi, si tratta di una percentuale superiore all’80 per cento.
Ancora Arcidiacono: “Di fronte a questi numeri, abbiamo immediatamente scritto alla proprietà, chiedendo di annullare il contratto. In caso di risposta positiva, riprenderemo la trattativa. Altrimenti siamo pronti a proseguire con le mobilitazioni, a partire dallo stato di agitazione. Già nel 2009 il contratto applicato era fortemente iniquo, ma per pochi voti superò il referendum. Oggi siamo chiamati a tutelare professionisti della sanità gravemente offesi nei loro diritti e, allo stesso tempo, è importante impedire che abusi di questo tipo si ripetano in altre strutture”.
Su Gazzetta d’Alba in edicola martedì 11 novembre, ulteriori approfondimenti e aggiornamenti sulla situazione.
Francesca Pinaffo