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Acna: la bonifica finirà nel 2020

Acna: l'Eni risponde sui danni dell'alluvione 1
Una recente veduta aerea del sito di Cengio.

VALLE BORMIDA Vent’anni fa, il 22 gennaio del 1999, l’Enichem metteva in liquidazione l’Organic chemicals, azienda che affittava gli impianti di Cengio della quasi omonima Acna chimica organica, a sua volta in liquidazione fin dal 1993. Era l’atto che decretava la chiusura dell’Acna, azienda chimica di Cengio nata come fabbrica di esplosivi nel 1882 e diventata da decenni uno dei simboli dell’inquinamento in Italia.

La decisione era nell’aria da tempo. Molti ritengono che la parola fine sull’ultracentenaria storia della “fabbrica dei veleni” l’avesse scritta due anni prima il ministro dell’ambiente Edo Ronchi, bocciando definitivamente il progetto dell’inceneritore Re-Sol, sul quale l’Eni aveva scommesso molto. Altri, invece, fanno risalire l’inizio della fine all’11 maggio del 1979, quando un’esplosione al reparto del cloruro di alluminio causò due morti. La produzione venne abbandonata e all’epoca l’Acna era il massimo produttore mondiale di questa sostanza.

Acna: la bonifica finirà nel 2020
Una vecchia immagine del sito Acna, prima dell’inizio dei lavori di bonifica.

Tra queste due date ci sono stati oltre dieci anni di lotte da parte piemontese, avviate nel 1987 dalla neonata Associazione per la rinascita della Valle Bormida con una marcia a Cengio e proseguite a ritmo serrato tra viaggi a Roma, presidi in Regione e sul greto del fiume, manifestazioni in piazza a Cengio, Cortemilia e Alba, proteste al Giro d’Italia e al Festival di Sanremo, denunce, processi, commissioni d’inchiesta parlamentari, ricorsi al Tar, voli in aereo su Cengio per dimostrare gli effetti del Re-sol sul Piemonte fino alla consegna di un dossier ai giudici di Mani pulite (1993) su iniziativa del giornale Valle Bormida pulita.  Il periodico per alcuni anni diede voce alle proteste dei valligiani sollevando anche per primo il legame tra i rifiuti Acna e le discariche della Campania.

Oggi, a distanza di vent’anni la situazione è sicuramente migliorata, anche se la vicenda non può ancora considerarsi conclusa. Il fiume Bormida è tornato ad avere un colore normale e le sue condizioni, come ha certificato l’Arpa (che lo tiene costantemente sotto controllo) non sono più quelle del passato.
La bonifica, però, data trionfalmente per completata nell’ottobre del 2010 a Cengio dal ministro Stefania Prestigiacomo, dai governatori delle due Regioni Claudio Burlando e Roberto Cota e dal numero uno della Protezione civile Guido Bertolaso non è ancora terminata. A sostenerlo non sono soltanto gli amministratori piemontesi, che hanno affidato il compito di portare avanti le loro istanze al battagliero assessore di Camerana Pier Giorgio Giacchino, fondatore dell’associazione degli ex lavoratori Acna.

La conferma arriva direttamente dal sito di Eni-Syndial (società proprietaria dell’area dell’Acna), dove, nell’elenco dei principali interventi di bonifica in corso, si trova anche quello di Cengio, con la dicitura: «Completamento della bonifica del sito, mediante capping della zona A1». Il sito di Syndial indica anche quali sono i tempi per portare a termine gli interventi e li fissa all’inizio del 2020, ossia a dieci anni dall’annuncio di fine bonifica dato a Palazzo Rosso da parte di Stato e Regioni. Syndial chiarisce inoltre quanto è costata finora quella che il ministro dell’Ambiente Willer Bordon nel 2000 definì «La madre di tutte le bonifiche». Al 30 settembre del 2018 il costo dell’operazione era di 330 milioni di euro e Syndial stima di spenderne altri 5 per terminare i lavori. Più del doppio dei 300 miliardi di lire previsti vent’anni fa.

Corrado Olocco

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