Epilessia: la scarica che fa perdere coscienza

SALUTE Ne soffre l’uno per cento della popolazione mondiale: l’epilessia è una patologia diffusa, con diverse manifestazioni. Attualmente all’Asl Cn2 non esiste un ambulatorio dedicato – ma è in ipotesi nell’ospedale di Verduno – e chi ne soffre è affidato alle cure dei neurologi Luigi Sellitti e Luca Sullo.

Dottor Sullo, che cos’è l’epilessia?

«Una malattia dei neuroni, caratterizzata dalla predisposizione a sviluppare crisi epilettiche e dalle complicazioni sul piano cognitivo, psicologico e sociale correlate a queste. Le crisi possono assumere gli aspetti più svariati, ma conservano alcune caratteristiche chiave per la diagnosi: transitorietà, tendenza a essere recidive e stereotipia – ovvero sintomi e segni neurologici costanti nel medesimo paziente».

Cosa causa le crisi?

«Un’attività elettrica anomala, improvvisa e transitoria espressa dai neuroni della corteccia cerebrale».

Quali le manifestazioni?

«Se l’intera corteccia cerebrale è coinvolta, si manifesta la crisi generalizzata: perdita improvvisa di coscienza, contrazione simultanea dell’intera muscolatura del corpo, seguita da scosse muscolari sincrone e simmetriche agli arti; il tutto, in genere, accade nell’arco di 60- 120 secondi. Se invece sono coinvolti solo i neuroni deputati a una funzione specifica, si manifestano altre tipologie di crisi, meno note all’immaginario comune, definite “crisi epilettiche parziali”: ad esempio, scosse muscolari di un solo arto, della metà del volto o anche dell’intera muscolatura di un lato del corpo, il tutto senza alcuna perdita di coscienza».

Epilessia: la scarica che fa perdere coscienza

La ricerca va verso le nuove terapie

Le cure per l’epilessia oggi sono efficaci?

Risponde il neurologo Luigi Sellitti: «L’epilessia è tra le più trattabili in ambito neurologico, così gli investimenti delle case farmaceutiche e nella ricerca sono notevoli.  La prevenzione dello sviluppo di un’epilessia conclamata e della farmaco-resistenza sono tra gli aspetti più rilevanti della ricerca nel settore. Negli ultimi anni abbiamo assistito all’entrata in commercio di farmaci  più mirati, tollerabili e
con nuovi meccanismi di azione, e siamo fiduciosi nel fatto che ci saranno importanti passi avanti
in ambito terapeutico, proprio grazie ai progressi della ricerca, essenziale per migliorare le cure ai pazienti ma, purtroppo, poco finanziata e sostenuta in Italia».

Dottor Sullo, che cosa provocano le crisi epilettiche nel paziente?

«Alla crisi generalizzata segue uno stato di sonnolenza di grado variabile sino al coma; a una crisi parziale motoria segue una paralisi degli arti coinvolti. Tali manifestazioni, indubbiamente impressionanti, sono transitorie e del tutto reversibili. Una crisi epilettica isolata di qualunque tipo è un fenomeno innocuo, se si eccettua il possibile danno traumatico correlato a una caduta a terra, e generalmente necessita non tanto di provvedimenti medici urgenti quanto di accorgimenti di supporto: è indispensabile non contrastare le scosse muscolari, adagiare il soggetto su un fianco, allentare cinture e altre costrizioni, non tentare di aprire la bocca a forza in caso di spasmo dei muscoli masticatori, in quanto la situazione non ha nulla a che vedere con un arresto cardio-respiratorio».

Ci possono essere casi più gravi?

«Il caso di più crisi epilettiche che si susseguono a breve distanza di tempo – anche solo 20 minuti – è molto diverso: queste possono rappresentare il preludio alla condizione di “stato di male epilettico”, urgenza neurologica possibile fonte di gravi complicanze, che impone l’accesso al pronto soccorso per accertamenti e terapie di tipo intensivo».

Come si fa la diagnosi?

«Occorre raccogliere delle precise informazioni circa la storia clinica del paziente e, se possibile, testimonianze precise dell’evento. L’esame chiave per una diagnosi di epilessia è l’elettroencefalogramma, procedura priva di qualunque rischio o fastidio che registra l’attività elettrica del cervello».

Adriana Riccomagno

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