Ultime notizie

Cosa significa “Panàda”? Scopriamolo insieme a Paolo Tibaldi

Bozza automatica 305

Panàda: Densa minestra a base di pane raffermo; persona imbambolata, lenta e un po’ tonta

Torniamo intorno ai fornelli e, ahimé, agli epiteti! Giacché l’inverno sta volgendo all’epilogo, sebbene sia mai cominciato, eccoci a menzionare un piatto tipico delle campagne del nord Italia, Piemonte in primis; un piatto povero, indicato per la sua sostanziosità a malati, anziani e bambini: la panàda.

I manager all’avanguardia la definirebbero un piatto che “ottimizza le risorse”, perché rappresenta una perfetta sintesi e, oltre all’efficace nutrimento, recupera ciò che apparentemente poteva sembrare scarto alimentare.

L’origine contadina, in effetti, è testimoniata dai suoi ingredienti, a cominciare dal pane raffermo, protagonista imprescindibile di un piatto consumato nei mesi più freddi. Ebbene sì, ci fu un tempo in cui non si buttava via niente!

Il pane viene affettato e disposto in una casseruola, coperto con il brodo, bagnato dall’olio e lasciato riposare per circa mezz’ora. Quindi si cuoce a fuoco lento per circa tre quarti d’ora, mescolando frequentemente sino a quando si presenta come una densa crema. Se poi il gusto dovesse essere troppo insipido, si possono sempre aggiungere aromi e ingredienti che rendono questo piatto più sostanzioso e proteico: uovo, formaggio, eccetera.

C’è chi ha ribrezzo soltanto nel sentirla nominare e chi la reputa sublime; di fatto si tratta di un vero toccasana e, nei periodi di debolezza, influenza o debilitazione, la panàda rimetterà certamente in forze il moribondo. Letteralmente è traducibile in italiano con “panata” o “pan
cotto”.

Del resto, la parola panàda stessa, ha la medesima radice del panem latino e dunque di pane in lingua italiana. Una curiosità è che nel torinese qualcuno la chiama supa mitonà. L’altra curiosità è che per panàda si intende anche una persona fiacca, non troppo grintosa nelle movenze, nei pensieri, nelle intuizioni; insomma qualcuno un po’ imbambolato e forse raffermo, proprio come il pane di qualche
giorno fa.

Banner Gazzetta d'Alba