I 25 brillanti anni della Doc Langhe

Dai giovani la riscoperta del lavoro in agricoltura

ANALISI La Doc Langhe è una grande realtà. Riconosciuta poco più di venticinque anni fa (1994) ha poco per volta messo insieme superficie vitata e produzione, fino a diventare nella provincia di Cuneo la seconda denominazione dopo la quota provinciale della Docg Asti e Moscato d’Asti. Dal punto di vista delle regole, la Doc Langhe è passata attraverso due fasi: la prima, a novembre del 1994, rappresenta l’avvio della denominazione, con l’abbinamento del riferimento geografico a sei vitigni (Nebbiolo, Freisa e Dolcetto tra quelli a frutto nero, Arneis, Chardonnay e Favorita tra quelli a bacca bianca) oltre a due tipologie senza vitigno, Langhe Bianco e Langhe Rosso.

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Il secondo momento arriverà sedici anni dopo, nel 2010, con l’inserimento di altri vitigni in accostamento alla denominazione, cioè Barbera, Cabernet sauvignon, Merlot, Nascetta (inclusa la sottozona del Comune di Novello), Pinot nero, Riesling, Rossese (bianco e Sauvignon). Nella stessa data è autorizzata anche la tipologia Langhe Rosato.

La zona di origine per la produzione delle uve è ampia e occupa il territorio di 94 comuni, sia a destra che a sinistra del Tanaro, facendo riferimento alle zone di varie denominazioni di primo livello, Barbaresco, Barolo, Nebbiolo d’Alba, Roero, Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba, Alta Langa e Dogliani.
Fa eccezione la tipologia Langhe Arneis, la cui area di origine è più ristretta e fa riferimento a 31 paesi, 19 in sinistra e 11 in destra Tanaro.

Per fare il quadro della situazione, grazie alla collaborazione del consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e di Valoritalia, abbiamo esaminato due parametri essenziali, la superficie vitata di ogni tipologia e il volume di vino imbottigliato. I dati sono analizzati sia nel 2017 che nel 2019.
Il potenziale viticolo della Doc Langhe nel 2019 è di 2.050 ettari, con l’aumento di quasi 260 ettari rispetto al 2017. Va detto che questi sono i vigneti di stretto riferimento alla Doc Langhe, ma non sono gli unici: la Doc Langhe, infatti, può attingere anche dai vigneti iscritti alle denominazioni di primo livello.
Esaminando i dati dei singoli vitigni, due prevalgono su tutti: il Nebbiolo tra quelli a bacca nera (735 ettari) e lo Chardonnay tra quelli a frutti bianco (330 ettari).

I 25 brillanti anni della Doc Langhe

I vitigni autoctoni sono otto e nel 2019 coprono una superficie totale di 1.285 ettari; i vitigni internazionali, invece, sono sei e coprono una superficie di 480,75 ettari. Il dato totale della superficie vitata è completato dalle tre tipologie senza riferimento di vitigno: 284,63 ettari.

La segmentazione tra le varietà a frutto nero e quelle a frutto bianco fa prevalere le prime sulle seconde per 1.108 a 942 ettari.

Assai elevato è il dato relativo alle bottiglie prodotte: tra il 2017 e il 2019 cresce di circa un milione e mezzo di bottiglie e il dato globale nel 2019 si attesta su 18.055.838 pezzi.

Analizzando i volumi delle varie tipologie balza agli occhi il dato del Langhe Nebbiolo, che nel 2019 raggiunge 7.188.205 bottiglie e tra i vini rossi del territorio si colloca al secondo posto, superato solo dal Barolo. Significativi sono anche i volumi imbottigliati di altre cinque tipologie: Langhe Arneis (2.746.573 bottiglie), Langhe Rosso (2.699.697), Langhe Dolcetto (1.203.153), Langhe Chardonnay (1.070.643) e Langhe Favorita (1.158.748).

Seguono le altre due tipologie senza indicazione di vitigno: Langhe Bianco (899.261 bottiglie) e Langhe Rosato (334.988 pezzi). I vini rossi prevalgono decisamente sui bianchi: 11.328.208 bottiglie rispetto a 6.338.642, con i rosati che si accontentano di 334.988 bottiglie.

Giancarlo Montaldo

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