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Guerra senza quartiere all’halyomorpha halys

CORILICOLTURA  La storia dell’Osservatorio piemontese sulla cimice asiatica e l’infestazione da halyomorpha halys: Lorenzo Berra, del coordinamento tecnico di Agrion, agenzia regionale per lo sviluppo agricolo, ha ripercorso il primo triennio di attività dell’ente di monitoraggio, nel webinar “Cimice e nocciolo: nemici giurati”.

«I primi esemplari dell’insetto sono stati trovati, in Piemonte, nel 2013, ma fino al 2016 non ci sono stati particolari problemi. Il cimiciato è una vecchia conoscenza per noi: i danni causati dagli esemplari nostrani però, andavano mai oltre la soglia fisiologica del 2%» spiega il ricercatore. Questo non significa che fino al 2016 i corilicoltori siano rimasti a guardare ma solo che: «Non conoscevamo bene il nostro nemico: i consigli tecnici sui trattamenti sono stati sempre forniti». Si arriva così al 2017, l’annus horribilis della tonda gentile: «I danni causati da halyomorpha halys oscillavano fra una media del 30% e punte dell’80».

Guerra senza quartiere all’halyomorpha halys

Alla fine della campagna di raccolta venne presa la decisione di istituire l’Osservatorio: all’ente partecipano Università, Ferrero hazelnut company, Regione, consorzi e associazioni degli agricoltori. La chiave del sistema è la rete di tecnici, decine di tutte le sigle, che lavorano ai rilievi in campo.
«Nel 2020 abbiamo installato ottanta trappole a feromoni per le catture, nelle posizioni più rappresentative: sono state scelte in base ai dati sull’andamento della popolazione dell’anno precedente», riprende Berra. «A questi sistemi abbiamo affiancato venti punti di effettuazione dei frappage in noccioleto, su campioni significativi di piante». I dati raccolti sono caricati su una applicazione in tempo reale e, una volta a settimana, si riunisce il coordinamento dei tecnici.

L’organismo, supervisionato da Agrion è il cuore pulsante dei monitoraggi: «In questo modo riusciamo a fornire un consiglio tecnico che, applicato, consente di ridurre i trattamenti fitosanitari calibrandoli in base all’andamento dell’infestazione». La novità 2020, è stata l’estensione della rete alle altre colture: «La cimice è un insetto polifago: un esempio, nell’Emilia ci sono stati grandi problemi con il pero». Le statistiche del triennio passato non consentono pronostici per il futuro: «Non possiamo sapere quale sarà l’andamento del 2021», avverte Berra. Veniamo ai dati: «Nel 2018 i danni da cimiciato oscillavano fra il 7 e il 35%o; l’anno scorso, invece, la perdita media si è attestata attorno al 10-15% della produzione, a seconda dell’esposizione degli appezzamenti. Questo nonostante siano stati effettuati fra i quattro e i cinque trattamenti».

Il 2020 è stato in controtendenza: «La popolazione della cimice è calata, tanto che si è fatto ricorso a una sola irrorazione con fitosanitari. Forse la causa è nei 150 millimetri di pioggia caduti a maggio e nei 70 di giugno, coincisi con la prima ovideposizione». I riscontri sulle nocciole raccolte sono però di difficile lettura. «All’incidenza media che non è andata oltre il 2 % si contrappongono forbici, fino al 15%, nelle aree marginali».

Davide Gallesio

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