L’unica casa a misura di Dio è il cuore dell’uomo

PENSIERO PER DOMENICA – QUARTA DI AVVENTO – 20 DICEMBRE

La quarta domenica di Avvento ha come personaggio chiave Maria. È giusto percorrere l’ultimo tratto di cammino verso il Natale in ideale compagnia di chi più di ogni altro ha atteso la nascita del Bambino. Per aiutarci a riflettere sul senso di questa attesa, ci viene riproposto, a pochi giorni dalla festa dell’Immacolata, il brano di Vangelo dell’Annunciazione (Lc 1,26-38). La chiave interpretativa ci è oggi offerta non dalla festa liturgica, ma dalla prima lettura (2Sam 7,1-16).

L’unica casa a misura di Dio è il cuore dell’uomo
Annunciazione, da arazzo egiziano del VI secolo (nel Tesoro del Sancta Sanctorum in Vaticano).

Per stare in mezzo a noi, Dio non ha bisogno di una casa. Il re Davide, dopo aver unificato il regno ed essersi stabilito nella sua reggia a Gerusalemme, cominciò a progettare la costruzione di un tempio in cui l’arca dell’Alleanza trovasse una degna dimora. Il progetto trovò l’iniziale approvazione del profeta Natan che si affrettò a garantire: «Fa’ quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te». Poi però, illuminato da Dio, modificò il consiglio dato al re: non è necessario costruire un tempio: il Signore, prima che in una casa di pietre, desidera trovare dimora e ospitalità nel cuore degli uomini.

Secoli dopo, con Maria, è successa la stessa cosa. Quando venne il tempo favorevole per scendere su questa terra nella persona del Figlio, Dio cercò non una reggia, ma il cuore e il corpo di una semplice donna di Nazareth, Maria. I materiali di costruzione di una “casa” su misura per Dio sono: l’ascolto della sua chiamata sempre misteriosa, la disponibilità ad accogliere la vita, la fede intesa come abbandono fiducioso a Dio. Come dirà Elisabetta – «Beata te che hai creduto» – Maria è stata grande per la sua fede, capace di accettare che «nulla è impossibile a Dio».

Anche per noi la fede è il luogo primo di incontro con Dio. Siamo chiamati a riscoprirlo in questo Natale segnato dal Covid-19. Il problematico accesso alle chiese e l’impossibilità di celebrare la Messa più sentita dalla sensibilità popolare della nostra gente possono essere l’occasione per riscoprire che la prima casa di Dio è il cuore dell’uomo. Non sarà mai un Dpcm ad aprire o chiudere le porte a Dio: sarà la fede-non fede degli uomini. Ce lo ha ripetuto tante volte don Bussi: se in una celebrazione solenne nessuno dei presenti fa un atto di fede e di amore non si realizza nessuna presenza di Dio. Ce lo ricorda un detto rabbinico: «Dio abita là dove lo si lascia entrare!». Per questo anche quest’anno potremo celebrare un vero Natale.

Lidia e Battista Galvagno

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