In viaggio sulla ciclabile del pattume

In viaggio sulla ciclabile del pattume

COLLEGAMENTI Forse non tutti la conoscono e pochi l’avranno percorsa per intero, ma la pista ciclabile del Tanaro, è una scoperta: costeggia il fiume fra Pollenzo e Neive, passando per Alba e Castagnito e regala scorci suggestivi, senza affaticare troppo gli utenti, a giudicare dalle recensioni entusiastiche dei turisti. Fra Castagnito e Neive, però, il paesaggio prende una piega quanto meno sinistra: ce lo segnala l’albese Luciano Murialdo, appassionato di pesca e frequentatore del sentiero. «Era da un po’ che non andavo da quelle parti», racconta «l’altro giorno, passando, mi sono accorto che la zona intorno al laghetto era diventata un immondezzaio a cielo aperto».

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Cumuli di rifiuti a poche centinaia di metri dal laghetto, fra i residui anche olio motore e altri scarti pericolosi

Con lui partiamo per Castagnito, su una strada sterrata davanti al parco Isola verde: i resti della ciclabile in parte distrutta dalla piena del Tanaro nel 2016. Fra terreni coltivati e il polverone dei furgoni in transito scorgiamo rifiuti ai lati della carreggiata: in prossimità del fiume e il panorama cambia ancora e vengono alla luce, ogni cento o duecento metri, cumuli di immondizia; Murialdo ci precede in scooter indicando, in direzioni diverse, muri sgretolati, residui di carrozzerie, cisterne e ferraglia arrugginita che popolano l’area. Non mancano i pannelli coibentati e persino un appendiabiti accanto a pneumatici gettati uno sopra l’altro; ci sono poi i rifiuti liquidi: olio motore, vernici, colla, silicone e stucco, ormai pietrificato. «Trovo inammissibile che il nostro paesaggio Unesco possa essere deturpato in questo modo», commenta. Come si è arrivati a uno scempio simile? In primis è colpa dello scarso senso civico di chi organizza scampagnate e picnic, senza avere l’accortezza di gettare i rifiuti nei contenitori. «Chi non rispetta il paesaggio non capisce che il danno arrecato alla natura finisce per colpire tutti noi», commenta un passante. Eppure, qui non si tratta soltanto di incuria ordinaria: un conto sono le bottiglie sparpagliate qua e là, i mozziconi, o i cartoni da pizza, ben altro i frigoriferi. Incrociamo un altro utente a cavallo, nelle sue riflessioni allo sdegno unisce rassegnazione: «Non è una novità, questa storia va avanti da anni. Secondo me passano a scaricare di notte: di giorno ci sono gli agricoltori, non credo lo facciano davanti a loro».

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Un tratto del tracciato alluvionato e distrutto

Un altro passante esprime il sospetto che, tra i responsabili del degrado, ci siano alcune ditte locali, forse intenzionate a tagliare i costi dello smaltimento dei rifiuti. «Come spiegare, altrimenti, quell’ammasso di ruote e ferraglia varia?». Non bastano denunce e la vigilanza dei cittadini: servono interventi da parte dei Comuni di Neive e Castagnito. Conclude Murialdo: «Dopo aver raccolto e riciclato i rifiuti, bisognerebbe chiudere la pista ciclabile con una sbarra. Non sarebbe risolutivo perché ci sono ancora dei campi e un tratto di strada, prima del sentiero: il rischio che i rifiuti continuino a essere scaricati non troppo lontano rimane. Cominciamo a mettere una barriera: almeno eviteremo che parte del pattume finisca sul tracciato».

Michele Gimondo

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