Profondo umano: Intonando rivaluta l’errore

Profondo umano: Intonando rivaluta l’errore 1
Francesco Cordero

ALBA In un’epoca dominata da paure economiche e da interpretazioni scientiste del reale, la spiritualità e il ragionamento emotivo rischiano di diventare residuali. Servono progetti in grado di proteggerle: è in questa cornice che nasce la prima edizione del festival Profondo umano.

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Il filosofo Vito Mancuso

Dal 18 al 30 settembre ad Alba, il programma prevede una serie di giornate accomunate dal titolo “Errare è umano?”, con ospiti come il filosofo Vito Mancuso, la teologa Antonietta Potente, la farmacologa, biologa e accademica Elena Cattaneo e lo psichiatra Luciano Fico. A organizzare il festival è Intonando con il sostegno del Comune, della Diocesi e di Banca d’Alba. La presentazione sarà mercoledì 1° settembre alle 18, nella sala consiliare Teodoro Bubbio del Municipio di Alba. Spiega Francesco Cordero, presidente di Intonando: «Molti degli ospiti sono ormai amici e hanno accolto volentieri l’invito di venire ad Alba: abbiamo la fortuna di poter collaborare con personalità di levatura, capaci di trasmettere il proprio pensiero con semplicità ed empatia. Ci auguriamo che il favore con cui tutti partecipano sia il risultato del nostro impegno a offrire un ambiente accogliente e occasioni per la libera circolazione delle idee».

Profondo umano: Intonando rivaluta l’errore
La presentazione della rassegna nel Municipio di Alba

Cordero, perché dedicare un festival al concetto di errore in un anno segnato da così tante difficoltà?

«Il pensiero è l’attività che definisce l’essere umano come peculiare tra tutti i viventi, rendendolo capace di osservare gli avvenimenti, prendere coscienza della loro origine e del loro significato, ponderarne le conseguenze e formarsene un’opinione capace di orientare le scelte e le azioni da intraprendere. In quanto pensante, l’uomo è fondamentalmente “errante”, costantemente alla ricerca di senso da attribuire a ciò che lo circonda e in balia dell’errore. Sollevare l’errore e l’errare dalla loro accezione negativa significa offrire a ciascuno un sollievo e un conforto, tanto più importanti quanto più difficile è il tempo che abitiamo. Quindi sì, proprio quest’anno occorre dedicare tempo a ragionare sul concetto di errore».

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Francesco Cordero

Perché lo sbaglio nella nostra società viene sovente stigmatizzato, e come fare per recuperare il suo significato a partire dalle scuole e dal modo con cui raccontiamo l’errore ai bambini?

«La società è estremamente sotto pressione, non così affrancata dalla lotta antagonista per la sopravvivenza che caratterizzava lo scenario dei nostri antenati. Una lotta combattuta nella sfera del successo, dell’immagine, della sicurezza economica, della velocità di riuscita ed equilibrio. Abbiamo una prospettiva di vita molto più lunga e florida rispetto ai secoli scorsi e paradossalmente dobbiamo guadagnarci posizione e successo sempre più in fretta, in una gara senza tregua. Ora come allora l’errore – di valutazione in primis – è concepito come fonte di pericolo. Pare non ci sia il tempo di sbagliare. La fase educativa dell’infanzia e della prima giovinezza è quindi preziosa per favorire uno sguardo più ampio a favore delle potenzialità dell’errore come fonte di riflessione e formazione del proprio io. Una sorta di limbo, in cui la gara non è – non dev’essere – ancora iniziata e c’è il tempo di errare tra le tante possibilità che ci sono date».

m.v.

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