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Abitare il piemontese: la parola della settimana è scoté

Abitare il piemontese di Paolo Tibaldi arriva sul palco del palaAlba capitale
Paolo Tibaldi

SCOTÉ (pronuncia SCUTÉ)
Obbedire, ascoltare, accogliere un suggerimento, eseguire un consiglio

Parliamo di un verbo tra i più solenni e pragmatici in lingua piemontese: scoté (pronuncia scuté secondo la grammatica brandé, di cui si avvale la rubrica). Scoté è un verbo la cui assonanza ci riporta  chiaramente alla sua validissima traduzione italiana di ascoltare. I sinonimi non sono sempre perfettamente aderenti tra di loro: ascoltare, sentire e udire sono tre verbi apparentemente simili, ma con una matrice di diversa natura e che non coinvolge esclusivamente l’apparato uditivo.
Tutto questo in piemontese si amplifica anche perché si tratta di una lingua più antica dell’italiano, dunque più vicina al significato originario. Scoté certamente vuol dire ascoltare, udire o sentire, ma il suo senso antropologico si espande a qualcosa di più profondo di quello acustico, vale a dire prendere parte al ragionamento appena udito ed eseguire in maniera concreta l’eventuale suggerimento ricevuto.
Possiamo ritrovare auscultare come verbo latino o il più moderno francese écouter, ma nell’ebraico l’espressione ša-ma rimanda al significato biblico di obbedienza, proprio per come intendiamo in piemontese. Questo traslato, infatti, vale per le lingue semitiche ma anche indoeuropee.

In ambito di comunicazione colloquiale, sulla parola di oggi e le sue declinazioni vi sono alcuni detti imperdibili e dalla saggezza disarmante. Chi o scota ij vej, o fa mej (chi ascolta gli anziani, agisce meglio); chi c’o scota dré da ȓ’uss, o scota ij so dësgust (chi origlia da dietro la porta, ascolta i propri difetti). In effetti una traduzione plausibile di scoté è anche origliare.

Ascoltando un’anziana vegliarda di Langa, pensavo che il non plus ultra del verbo di oggi è quando viene pronunciato all’imperativo con quel doppio pronome personale: scot-me mì. Effettivamente “ascoltami me” non sarebbe corretto, eppure mi colpisce sempre quanta premura, quanta cura dell’altro ci sia dietro a quella raccomandazione che chiede all’interlocutore per favore di dar retta ed essere in accordo. Scot-me  è traducibile con una precisa sequenza sintetizzabile grosso modo così: fidati di me, ascoltami, prendi atto e agisci così!

Paolo Tibaldi

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