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I bambini vanno al nido soltanto se vivono in città

I bambini vanno al nido soltanto se vivono in città
Lo spettacolo Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, realizzato a dicembre dalla Casa dei bambini di Elena e Gabriella Miroglio

INFANZIA Dalla bassa Langa, dove vive, Giulia ogni mattina sale in macchina e sistema sul seggiolino posteriore il suo bambino, che ha un anno e mezzo. Lo porta in un asilo nido privato ad Alba, dove lo ha iscritto già a pochi mesi. Poi, risale in macchina e ritorna in collina, dove lavora nel settore turistico. Dice la giovane mamma: «Il problema più grande è che in Langa non esistono strutture: per fortuna, ad Alba ci sono parecchie opzioni ma non è comodo ogni giorno scendere in città, tra brutto tempo e code che rallentano. Eppure, non abbiamo alternative: in passato abbiamo assunto una baby sitter, ma l’esperienza del nido è molto più educativa. Può sembrare superfluo affrontare questo discorso per paesi in cui i bambini si contano sulle dita di una mano, ma conosco parecchie mamme che abitano in zona e si trovano nella mia stessa situazione». Se si parla di asili nido, la storia di Giulia porta alla luce una delle grandi problematiche che caratterizzano non solo la realtà locale, ma tutta Italia: la scarsa omogeneità dell’offerta tra diversi territori. Il Centro-nord ha una rete molto più sviluppata rispetto al Sud. Se l’Unione europea ha posto come obiettivo la garanzia di un posto al nido per almeno il 33 per cento dei bambini con meno di tre anni, in Italia si passa dal 33,7 per cento del Friuli Venezia Giulia a una quota inferiore al 5 per cento per Campania e Calabria. Ma il problema emerge con drastiche differenze all’interno di regioni, province e persino tra Comuni confinanti.

IN PIEMONTE

Il caso Piemonte è emblematico: come riporta il portale Openpolis, che ha pubblicato l’ultimo approfondimento a settembre con i dati relativi al 2019, da noi viene garantita una copertura di 30,1 posti ogni 100 bambini (secondo la Regione, però, che ha diffuso un report aggiornato a giugno, negli ultimi due anni è stato raggiunto il 31,96 per cento). Si tratta di un’offerta che supera la media nazionale, attorno al 28 per cento, ma con una forte frammentazione tra le province. Sempre secondo l’aggiornamento di giugno, Biella è la più virtuosa, con 40,74 posti ogni 100 bambini. Al contrario, Cuneo si conferma la peggiore: per Openpolis, nel 2019 la copertura era del 22,2 per cento, salita al 23,2 per cento secondo l’aggiornamento regionale.

ALBA E BRA

Vediamo i dettagli della realtà cuneese, dove sono 3mila i posti disponibili, tra asili nido pubblici, privati, sezioni “primavera”, nidi in famiglia, micronidi e baby parking, ripartiti in 143 strutture. Dice Openpolis: «Nella maggior parte dei Comuni della provincia di Cuneo il servizio non è presente: si tratta di circa il 75 per cento dei Municipi, cioè 182 suo 247». Significa che l’offerta si concentra nei restanti 65, collocati soprattutto nella parte più centrale della provincia: di questi, 24 superano quota 33 per cento. Tra questi, Alba e Bra rappresentano la punta di diamante, con una copertura del 44,9 e del 41,9 per cento, secondo i dati aggiornati lo scorso giugno dalla Regione. Nel dettaglio, ad Alba sono 346 i posti per i bambini con meno di tre anni: tra l’asilo nido l’Ippocastano e le sezioni “primavera” della scuola per l’infanzia Beppe Fenoglio, si parla di una capienza potenziale di 80 posti, che nella realtà negli ultimi due anni sono stati ridotti a causa della pandemia. Gli altri 266 sono privati. A fare la parte del leone sono il nido Ferrero, con 75 posti, e l’asilo Miroglio, con 50. Sono attive anche realtà paritarie, cioè inserite nel sistema pubblico e che ricevono contributi comunali: dal Città di Alba, che ha anche la sezione primavera e il micro nido, alla scuola per l’infanzia Figlie di Maria Ausiliatrice della Moretta. Le altre realtà sono baby parking e nidi in famiglia, ripartiti tra i diversi quartieri. Se questa è l’offerta albese, quella braidese è del tutto opposta: su un totale di 200 posti, 123 sono pubblici e 77 sono privati. Così, a parte tre baby parking, i restanti sono servizi gestiti dal Comune: il nido di via Caduti del lavoro, che può ospitare fino a 75 bambini, a cui si aggiungono i due micro nidi di via Vittorio Emanuele e di via Sartori.

NEI PAESI

In Langa le strutture si contano sulle dita di una mano. È attivo un nido in famiglia a Cossano Belbo, un baby parking a Grinzane Cavour e uno a Monchiero. Nel Roero, la situazione è migliore, a partire dai micronidi comunali di Vezza e Canale, mentre a Montà è attiva una struttura privata, così come a Sommariva Perno e a Ceresole. A Govone, si trova invece la sezione “primavera” della scuola dell’infanzia comunale. Non mancano i nidi in famiglia, ancora a Ceresole e Govone. Sono infine presenti una serie di baby parking, che forniscono un servizio orario: a Baldissero, Corneliano e Sommariva del Bosco.

I bambini vanno al nido soltanto se vivono in città 1

f.p.

La Regione stanzia 12 milioni per le strutture

Per Bra, l’ultima novità in fatto di asili nido riguarda il finanziamento di 182mila euro ricevuto dalla Regione per l’anno scolastico in corso. Obiettivo? Prolungare gli orari di apertura. Lo stanziamento regionale nel complesso ammonta a 12 milioni di euro: oltre a Bra, nella Granda sono stati finanziati i progetti di Cuneo, Mondovì e Dronero. Come spiega il sindaco Gianni Fogliato, «abbiamo apprezzato molto la decisione regionale, che ci permetterà di ampliare gli orari per i bambini con mamma e papà al lavoro o nel caso vi sia un solo genitore». Prosegue Fogliato: «Intendiamo garantire alle famiglie un servizio il più ampio possibile. Per esempio, da due anni sperimentiamo l’asilo nido ad agosto, una risposta per molte famiglie. La sfida si gioca nel mantenere le tariffe invariate così da rendere il servizio accessibile per tutti e per il Comune, dal momento che gestire tre nidi comunali ha prezzi elevati: ci piacerebbe ricevere finanziamenti in tal senso, per aiutarci nella copertura di costi che affrontiamo con il nostro bilancio». Ma che cosa succede ad Alba? Lo spiega l’assessore ai servizi sociali Elisa Boschiazzo: «All’asilo nido comunale l’Ippocastano sono aumentati i posti, che sulla carta sono 60, ma che sono stati ridotti per via delle norme di sicurezza legate al Covid-19. Lo scorso anno, quando è stato possibile riaprire, siamo partiti con 25 bambini. Quest’anno siamo arrivati a 45: non siamo a pieno regime perché è alto il numero di lattanti, che esigono tempo e risorse maggiori di gestione rispetto ai bambini più grandi». Sul fronte delle rette, calcolate in base al reddito e invariate anche per quest’anno, i mesi di ottobre, novembre e dicembre hanno visto una riduzione della spesa a carico dei genitori, grazie a un finanziamento della Regione. Per quanto riguarda il rapporto pubblico-privato, aggiunge l’assessore: «Si tratta da sempre di una risorsa della città. Per quanto riguarda le scuole paritarie (Città di Alba in centro storico, Maria Ausiliatrice alla Moretta e Nostra Signora del Suffragio a Mussotto, ndr), il Comune interviene con un contributo annuo, che anche nel 2022 verrà stanziato». Per il 2021, il finanziamento complessivo è stato di 80mila euro. Sugli altri asili privati, esistono anche delle collaborazioni: «È il caso dell’asilo Ferrero, riservato ai figli dei dipendenti, che mette a disposizione due posti per bambini presenti nella graduatoria comunale, a cui verranno poi applicate le tariffe della struttura».

Francesca Pinaffo

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