Detenuto malato di Sclerosi multipla dovrà rimanere in carcere

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IL CASO Ha fatto discutere, di recente, la vicenda di Maximiliano Cinieri, detenuto astigiano di 44 anni, recluso nel carcere di Alessandria, a cui sono stati negati gli arresti domiciliari, nonostante la malattia che gli ha fatto perdere molte delle sue funzioni, rendendolo gravemente invalido. Cinieri, infatti, soffre di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), per cui la difesa e i familiari avevano chiesto, più volte, la sua scarcerazione, per consentirgli di curarsi a casa. Le sue gravi condizioni di salute erano state confermate da diversi specialisti e dallo stesso medico del carcere alessandrino. Per solidarietà, gli altri compagni detenuti avevano indetto, per alcuni giorni, la battitura delle sbarre.

Sulla storia, rimbalzata a livello nazionale, la Procura di Asti ha ritenuto doveroso fornire un contributo informativo con un comunicato stampa. «Anche se la questione centrale è quella della compatibilità salute-carcere, non è superfluo ricordare che Cinieri è stato condannato alla pena di 8 anni di reclusione per gravi reati, quali molteplici usure, autoriciclaggio, estorsione aggravata dall’uso di una pistola, intestazione fittizia di mezzi». Nel testo, tra l’altro, si sottolinea: «Il Gip aveva disposto un’apposita perizia, nominando un medico legale con esperienza ultradecennale. Basandosi sulla documentazione agli atti, oltre a confermare l’esistenza della Sla, il perito ha espresso, in data 22 marzo, il parere che lo stato di salute di Cinieri fosse assolutamente compatibile con il carcere».

Il 28 marzo, si è tenuta a Torino l’udienza davanti al Tribunale del riesame, «adito dalla difesa dopo il provvedimento di rigetto sulla richiesta di sostituzione della misura cautelare. L’assise, che ha potuto valutare non solo gli accertamenti medico-legali disposti dal Gip, ma anche la documentazione medica prodotta dalla difesa fino al giorno dell’udienza, ha ribadito la correttezza della decisione del Gip di Asti». Oltre a confermare «la particolare gravità delle esigenze di sicurezza collettiva, che giustificavano l’applicazione della misura coercitiva carceraria, ha convalidato il giudizio già espresso sulla compatibilità tra lo stato di salute di Cinieri e la sua detenzione, basandosi legittimamente sul parere dell’unico “tecnico” da ritenersi super partes, cioè il medico legale nominato dal giudice».

Manuela Zoccola 

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