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I comitati di quartiere bisognerebbe ridurli a 5, con i presidenti eletti soltanto per un mandato

I comitati di quartiere bisognerebbe ridurli a 5, con i presidenti eletti soltanto per un mandato

LETTERA AL GIORNALE Egregio direttore, a metà degli anni Settanta, ho attivamente partecipato alle iniziative del Gruppo spontaneo di quartiere del borgo Piave, che si riuniva dapprima in un garage in strada Stretta e poi in un ampio locale di corso Piave (ove ora si trovano le Poste) messo a disposizione dal Comune.

Ricordo, in particolare, il prezioso e intelligente coordinamento organizzativo di Gianfranco Fiori, le riunioni settimanali e gli incontri pubblici per discutere delle questioni di un vasto quartiere con problemi di aree verdi, aree sportive, scuole e servizi in generale. Ricordo anche la “battaglia” contro l’Amministrazione comunale per bloccare il progetto di prolungamento di via Padre Girotti fino alla Ferrero, con la raccolta di oltre mille firme per la salvaguardia dell’area sportiva di via Teodoro Bubbio che sarebbe stata tagliata a metà dalla nuova strada.

Leggo ora con vivo interesse gli articoli di Gazzetta dedicati ai quartieri cittadini e cerco di seguire il dibattito in corso sul nuovo Regolamento di funzionamento dei comitati di quartiere. Al riguardo: non condivido l’iniziativa di aumentare da nove a dodici gli ambiti di quartiere, ritenendo – anzi – che dovrebbero essere ridotti a soli cinque: Centro storico, Piave-Vivaro-San Cassiano, Moretta 1-2, Mussotto-Piana Biglini-Scaparoni, altre Frazioni tutte (San Rocco Seno d’Elvio, Madonna di Como, Gallo eccetera).

E non condivido la richiesta di istituire la figura del coordinatore dei presidenti dei comitati per il semplice motivo che una tale figura verrebbe a sovrapporsi a quella – istituzionale – dell’assessore o del consigliere comunale delegato dal sindaco ai rapporti con i comitati di quartiere. Stante poi il naturale “raffreddamento” dell’iniziale entusiasmo dei componenti dei comitati (ben espresso nell’intervista al caro amico Elio Gerlotto pubblicata su Gazzetta del 15 marzo scorso), condivido senz’altro l’orientamento dell’Amministrazione comunale (espresso dal sindaco Carlo Bo nello stesso articolo di Gazzetta) nell’escludere l’ipotesi di un terzo mandato per i presidenti dei comitati e ciò sia per evitare l’affermarsi di posizioni autoreferenziali dei medesimi, sia per garantire il più ampio avvicendamento nella carica.

Anzi, mi permetto di proporre che i presidenti dei comitati possano durare in carica solo per un mandato.

Lorenzo Paglieri

Grazie, gentile Paglieri, per l’interesse con cui segue Gazzetta. Non entro nel merito del Regolamento sui comitati di quartiere. Ma va sottolineato un aspetto fondamentale per la vita civile. Al di là infatti dei regolamenti e delle procedure (che pure sono necessari) ciò che fa la differenza è la qualità della partecipazione della comunità, la sua volontà di ricercare e promuovere il bene comune, piuttosto che anteporre partigianerie e interessi privati. E la serie di inchieste sulle periferie albesi che stiamo realizzando si muove proprio in questa ottica di attenzione a tutta la comunità e non solo a pochi privilegiati.

g.t.

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