La fede fa andare oltre l’evidenza del sepolcro vuoto

PENSIERO PER DOMENICA – PASQUA DI RISURREZIONE – 17 APRILE

Il messaggio di Pasqua – la risurrezione di un uomo giustiziato – è sconvolgente. Lo è sempre stato. Lo è ancora di più oggi, in un contesto come il nostro, in cui ogni sera, al Tg si contano i morti: prima per il Covid-19, ora per la guerra. Nelle letture bibliche il messaggio di vita risuona addirittura a più voci, per bocca di Pietro (At 10,37-43), Paolo (Col 5,6-8), Maria di Magdala (Gv 20,1-9). Non abbiamo però nessuna descrizione della risurrezione. Nessuno era presente quando Gesù si è risvegliato dal sonno della morte; nessuno l’ha visto uscire dal sepolcro dove era stato deposto. La documentazione storica ha un vuoto. In compenso, i Vangeli di Pasqua raccontano, con particolari diversi, la scoperta del sepolcro vuoto, le apparizioni del Risorto e la fede dei discepoli.

La fede fa andare oltre l’evidenza del sepolcro vuoto
La risurrezione di Gesù, lettera ornata da graduale pasquale del XV secolo (Berlino Dahlem Museum).

Nessuno ha creduto al Risorto all’improvviso. Dai Vangeli scopriamo che saranno necessari parecchi incontri: Gesù dovrà apparire più volte, mangiare con i suoi, spiegare le Scritture, per aprire loro la mente. La fede cresce lentamente, seguendo cammini individualizzati. Molti studiosi annotano un particolare: tanto sono simili i racconti della passione quanto sono diverse le testimonianze sulla risurrezione. L’unico dato unificante è il sepolcro vuoto: il “vedere”. Il “credere”, come l’amore, è un cammino individuale, diverso da uomo a uomo.

Che senso ha credere nella risurrezione? La fede nella risurrezione cambia la vita. Le letture ci offrono due illustrazioni del cambiamento. La prima di un pagano, Cornelio, un uomo buono, un cercatore di Dio, in attesa di ricevere il battesimo: «Chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati». Grazie al perdono, la fede nella risurrezione ti cambia dentro, ti fa diventare uomo nuovo, attento «alle cose di lassù, non a quelle della terra». Per Paolo, noi siamo già risorti con Cristo, allorché siamo stati battezzati.

Dove incontrare il Risorto? Non c’è un unico posto. Per qualcuno può essere nel Cenacolo, noi potremmo tradurre “in chiesa, alla mensa della Cena” o in qualche luogo dove si prega. Ma per altri l’appuntamento è “in Galilea”, ossia nella città degli uomini. Magari sulla riva del mare, al termine di una notte di lavoro come racconta Giovanni. È bello che l’incontro con il Risorto avvenga in luoghi diversi. Anche noi possiamo incontrare Gesù risorto non solo nelle chiese e negli incontri di formazione, ma anche nel mondo in cui viviamo: famiglie, strade e piazze delle città, ospedali, scuole, luoghi di lavoro e divertimento. Ovunque è Pasqua.

 Lidia e Battista Galvagno

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