Tullio Solenghi ha portato la comicità di Woody Allen all’Arena Guido Sacerdote

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Tullio Solenghi all'Arena estiva del teatro Sociale di Alba

TEATRO Mercoledì 27 luglio si è conclusa la rassegna Teatro all’Arena con Tullio Solenghi e Dio è morto e neanche io mi sento tanto bene. Le parole del genio Woody Allen immerse nella sua musica. Accompagnato dall’ensemble diretto da Alessandro Nidi, il comico nato nel 1948 a Genova ha proposto «uno spettacolo che mescola le parole alla musica meravigliosa dei primi anni del secolo scorso e delle colonne sonore dei film di Allen. Ho estratto le citazioni dai tre libri comici che ha scritto. Quando li lessi, mi spalancarono la mente, soprattutto grazie alla sua meravigliosa ironia che mai scade nel volgare».

Trova la comicità di Allen comprensibile da tutti?
«Nel mio spettacolo ho selezionato le parti più condivisibili da ogni tipo di pubblico: di solito, ridono tutti e si lasciano docilmente coinvolgere. Certamente è un tipo di comicità che tiene svegli i neuroni, qualcosa di salutare in periodi in cui si scade di frequente nel becero e nel volgare. Allen, come noi del Trio, gioca molto sul surreale e spazia su qualsiasi argomento, dalla psicanalisi alla religione e al sesso».

Possono essere posti limiti alla comicità?
«Sono assolutamente contrario alla censura, ma penso esista una forma di autocontrollo, indispensabile soprattutto per non scadere nella volgarità, pratica che annichilisce la comicità. Ma, in ogni caso, se si usa l’intelligenza non possono esistere territori transennati».

Il comico novaiorchese è stato uno dei vostri maestri?
«Più che trarre ispirazione, certe cose ti entrano dentro senza accorgertene: con Massimo e Anna ci trovammo a respirare quel clima e a compiere in automatico determinate scelte. Poi mi vengono in mente anche altri maestri, come Achille Campanile ed Enrico Vaime».

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Il pubblico accorso all’Arena Guido Sacerdote.

Quali sono i comici italiani delle nuove generazioni che più apprezza?
«Forse non è dell’ultimissima generazione, ma apprezzo molto Corrado Guzzanti. Mi piacciono anche Lillo e Greg, la loro comicità surreale mi coinvolge».

Massimo Lopez continua a essere suo sodale.
«Con Massimo abbiamo festeggiato la trecentesima replica dello spettacolo che prende il titolo dai nostri nomi. Torneremo a Quelli che il calcio, siamo ancora sulla piazza. Il sodalizio con lui e Anna Marchesini nacque lavorando».

Per uno sceneggiato come i vostri Promessi sposi, ci sarebbe spazio nella televisione di oggi?
«Oggi no, non c’è più tempo per un racconto comico lungo, Internet ci ha abituati alla frenesia e a tempi stretti».

Davide Barile

 

 

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