Rincari: la scure si abbatterà su undici milioni di connazionali

Rincari: la scure si abbatterà su undici milioni di connazionali

CAROVITA «A preoccupare è il riscaldamento: ho una stufa a pellet, l’anno scorso nel trilocale in cui vivo, ricorrendo a questo tipo di calore “alternativo”, siamo riusciti a spendere soltanto 1.100 euro di bolletta del gas, regolando i termosifoni a 19 gradi e indossando una maglia in più».  A parlare è Mirko, un giovane di 31 anni di Alba che, assieme alla fidanzata, vive in un piccolo appartamento nella zona di Piana Biglini.

Prosegue l’uomo: «La scorsa settimana, però, quando ci siamo recati nel negozio dal quale, solitamente, acquistiamo i sacchi di pellet, ci hanno risposto che era tutto esaurito. Visto il rapporto di fiducia reciproca, tuttavia, il giorno seguente ci avrebbero fatto un favore “riservandoci” 30 sacchi dal carico in arrivo».

I due giovani domandano quindi quale sia il prezzo del combustibile ma non ottengono una risposta certa, «non sapevano dirci. Il negoziante ha borbottato: “Sarà 10 o 11 euro a sacco”; l’anno scorso la quotazione era la metà, l’anno prima un terzo». Visto che i fornitori del negozio acquistano la materia prima in Polonia e in Austria, «la guerra in Ucraina non c’entrava con l’incremento di tariffe. Ci siamo chiesti: perché il costo del pellet è raddoppiato? E soprattutto: perché dovremmo regalare soldi in questo modo? Non compreremo nulla quest’anno, vedremo come organizzarci, regolando le valvole dei termosifoni. Non vogliamo dare il nostro contributo alle speculazioni».

PAURA DI IMPREVISTI

Mirko conclude ammettendo: «Io e la mia compagna arriviamo “giusti” a fine mese. Al massimo riusciamo a risparmiare 50 o 60 euro a testa: io faccio il cameriere e lei l’insegnante di yoga. Sopravviviamo, ma ogni volta che c’è una visita medica specialistica da affrontare, un regalo per un matrimonio, una rottura di motore dell’auto o una manutenzione imprevista della caldaia, tremiamo». Non è facile vivere in questo modo, ma i due giovani, nella precarietà hanno scoperto risorse inattese: «La sobrietà, il dare valore alle piccole cose, il riparo reciproco che porta a illuminarsi a vicenda nei momenti di buio, l’umiltà. Inoltre, diventiamo sempre più capaci di constatare come gli avvenimenti non siano frutto della sfortuna o del caso, ma di decisioni umane, di manovre speculative e operazioni di mercato. Questo periodo storico ci ha aperto gli occhi: ci sentiamo impotenti, non sappiamo come potremmo lasciare un segno in maniera positiva, ma l’acquisizione di consapevolezza è il primo seme. La pianta che nascerà ancora non si vede, ma certamente verrà».

11,8 MILIONI DI POVERI

La testimonianza di Mirko è una voce collocata a metà tra preoccupazione e speranza: è la storia di chi abita un periodo denso di turbolenze e grazie a esso riscopre valori esistenziali importanti. Non tutti hanno, tuttavia, la forza di tramutare le difficoltà in risorse: le fasce vulnerabili della popolazione potrebbero dover affrontare un inverno difficile.

Secondo i dati dell’Eurostat, pubblicati alla fine di agosto, in Italia, nel 2021 il numero delle persone a rischio povertà è pari a 11,84 milioni cioè il 20,1 per cento della popolazione, circa un connazionale su cinque, un popolo in crescita.

667MILA SONO BAMBINI

Secondo l’istituto di ricerca un quarto dei bambini italiani – ben 667mila – con meno di sei anni vive in famiglie a rischio povertà (il 26,7 per cento dei minori nel 2021, in aumento rispetto al 23,8 del 2020, il dato peggiore dal 1995). In Piemonte, gli ultimi dati disponibili sono stati pubblicati in estate dall’istituto di ricerca Ires nel report Clima d’opinione. Secondo gli studiosi «nel 2022 le spese mediche sono la prima voce nelle uscite familiari insieme alle bollette, per le quali gli intervistati dichiarano di aver incontrato difficoltà economiche: il dato è in aumento, rispetto alla rilevazione del 2021, di 3,3 punti percentuali. Incidono su questo parametro il tenore di vita e la condizione occupazionale»

Maggiori problemi hanno incontrato, per le spese mediche, quanti hanno fra 35 e 44 anni: «Il 30,3 per cento ha spese familiari particolarmente alte rispetto al reddito».

GLI INDIGENTI ALBESI

Ad Alba il sistema regge meglio rispetto al resto della regione: la povertà cresce ma non dilaga. A fine agosto l’assessora alle politiche sociali Elisa Boschiazzo ha dichiarato: «I rincari del costo della vita e gli stipendi bassi non aiutano. Oggi però non rileviamo difficoltà aggiuntive nel tessuto sociale rispetto agli ultimi due anni di pandemia». La situazione non è rosea, spiega l’amministratrice: «Sebbene gli aumenti di bollette e materie prime abbiano generato impatti con conseguenze non ancora visibili, molti nuclei familiari faticano ad arrivare a fine mese». Due le situazioni più diffuse, secondo l’assessora: «C’è chi riesce a sopravvivere con lo stipendio percepito, senza tuttavia risparmiare, navigando giorno per giorno; a questi si aggiungono casi di indigenza, con nuclei che faticano a pagare l’affitto o i beni primari. Ci capita sovente di aiutare famiglie con un membro affetto da una patologia, al quale risulta difficile lavorare».

EMERGENZA ABITATIVA

Un altro risvolto è l’emergenza abitativa: «Con un contributo erogato al consorzio socioassistenziale Alba, Langhe e Roero, quest’anno, siamo riusciti a supportare economicamente le famiglie che stavano per essere sfrattate, evitando di mandare “in strada” qualcuno». L’autunno e l’inverno potrebbero riservare brutte sorprese: «I rincari e il clima d’incertezza potrebbero rendere difficoltosa la vita quotidiana di molti cittadini», conclude Boschiazzo.

Le difficoltà si intrecciano a dinamiche geopolitiche ed economiche di ampio respiro, tra queste la guerra in Ucraina, le elezioni prossime, gli sprechi e le inadempienze della politica nazionale, le speculazioni dei soggetti imprenditoriali sulle continue emergenze. Grazie alla maggiore accessibilità alle informazioni, tuttavia, queste dinamiche affiorano in superficie e, rispetto al passato, rendono le persone più consapevoli e capaci di individuare le correlazioni tra la loro vita quotidiana e le mosse dei soggetti economici e politici.

EXTRAPROFITTI TASSATI

Un esempio su tutti proviene dalla cosiddetta Tassa sugli extraprofitti, imposta voluta dal presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e inserita nel cosiddetto decreto Ucraina. Nelle intenzioni del premier colossi come Eni, Acea ed Edison che hanno generato enormi guadagni grazie al rincaro dei prezzi in bolletta (circa 50 miliardi nei primi sei mesi del 2022) devono pagare una tassa aggiuntiva. Questa aliquota avrebbe dovuto generare 10 miliardi di gettito, da utilizzare per dare sollievo ai consumatori finali. Mentre alcune aziende hanno già versato gli importi dovuti, la maggioranza non ha pagato e ha scelto il contenzioso legale.

RICORSI DEI GRANDI

I ricorsi nelle sedi giudiziarie fanno appello a presunti vizi di forma contenuti nella norma e sulla possibile incostituzionalità. L’eventuale vittoria da parte dei “grandi” dell’energia contro la misura del Governo determinerebbe una situazione di stallo con la mancanza di risorse per procurare ossigeno ai cittadini indigenti, in un momento di estrema difficoltà. In questa delicata congiuntura storica, tuttavia potrebbero emergere, nelle persone, nuove consapevolezze e più maturi modi di concettualizzare il mondo per reinventarlo.

Matteo Viberti

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