Croce rossa: 400 volontari pronti a qualsiasi evenienza (REPORTAGE)

Croce rossa: 400 volontari pronti a qualsiasi evenienza (REPORTAGE)
© Fotoservizi di Barbara Guazzone e Archivo Cri Alba

IL REPORTAGE Calma apparente: così si potrebbe descrivere l’atmosfera che si respira nella sede albese della Croce rossa italiana. Le mattine, i pomeriggi e le notti trascorrono tra uffici, mezzi e spazi comuni. Difficile trovare qualcuno senza occupazione: tutti hanno un compito e ne sono consapevoli. Poi, all’improvviso, il registro cambia: si sente lo squillo del telefono e il motore di un’ambulanza che parte. L’equipaggio è a bordo in pochi secondi e il servizio entra nel vivo. Quando il mezzo esce dal cancello e accende la sirena, in sede comincia già l’attesa per la chiamata successiva. Nel frattempo, è tornata la calma e ognuno riprende la sua occupazione.

Abbiamo passato un pomeriggio con i volontari della Cri, nella sede di via Ognissanti. «Si fa presto a parlare di Croce rossa: tutti ci identificano con il 118, ma dietro al nostro simbolo c’è un universo», esordisce il presidente Luigi Aloi. In effetti il volontariato è questo: le persone si fermano spesso a ciò che vedono, ma il lavoro di chi dona sé stesso agli altri va oltre.

A maggior ragione per una realtà complessa come la Croce rossa, che comprende la sede cittadina, ma anche quelle di Montà, Monticello, Neive, Monforte e Albaretto della Torre. Nel complesso, si contano oltre quattrocento volontari, di cui duecento operativi. In media, si superano i 10mila interventi l’anno, in un’area territoriale vasta, dal Roero fino all’alta Langa.

LA CATENA DEL 118

Così, quando arriviamo nella sede albese, la Romeo è uscita da ore per un intervento nella zona di Cortemilia. In gergo, è il nome con il quale viene indicata l’ambulanza di servizio convenzionata con il 118, operativa ventiquattr’ore su ventiquattro: di base, viaggia con due soccorritori, più l’autista. Ma, se necessario, possono essere presenti anche un medico e un infermiere. Charlie è invece il nome scelto per l’auto medica, altro mezzo essenziale della catena dei soccorsi: ha a disposizione un autista, insieme a un medico e un infermiere. Dotata di tutto l’essenziale per il primo soccorso, può intervenire da sola o insieme all’ambulanza, quando c’è bisogno del trasporto in ospedale. Dalla chiamata all’arrivo del mezzo, ogni fase è regolata secondo passaggi precisi.

Croce rossa: 400 volontari pronti a qualsiasi evenienza (REPORTAGE) 1Enrico Revello è il responsabile dell’Area telecomunicazioni e riduzione dei rischi da disastro; ci spiega: «Nella nostra provincia, la centrale di primo livello si trova a Saluzzo e riceve tutte le chiamate provenienti dal numero unico 112». A contattare il centralino della Cri albese è quindi la centrale, che trasmette tutti i dettagli sull’intervento da compiere. La chiamata può anche arrivare direttamente ai soccorritori a bordo dell’ambulanza, se sono fuori sede, per esempio in fase di rientro. Il concetto chiave è questo: la sede di Saluzzo è aggiornata in tempo reale sullo stato di ogni mezzo che fa parte della rete del 118, così da verificarne nell’immediato la disponibilità e trovare la soluzione più rapida. Non soltanto tra i mezzi della Cri, ma tra tutte le ambulanze delle diverse associazioni impegnate nel soccorso.

«A bordo, è presente un tablet, con il quale vengono trasmessi ai soccorritori i dati, come il nome di chi ha effettuato la chiamata, l’indirizzo, il codice di gravità».

A loro volta, gli operatori sul mezzo inseriscono informazioni essenziali, come gli orari d’intervento e i parametri della persona soccorsa. «Capita che un codice arancione o rosso si riveli meno grave sul posto, ma a volte ci troviamo di fronte alla situazione inversa, fino a chiedere l’intervento dell’auto medica. Il dialogo con la centrale operativa è costante e ogni movimento viene tracciato», conclude Revello.

L’OSTACOLO TRAFFICO

Seguiamo un intervento alle porte di Alba, in una piccola frazione immersa tra le vigne. La Romeo è ancora fuori e la chiamata riguarda l’auto medica, che parte da via Ognissanti in pochi secondi. Accesa la sirena, il mezzo si fa strada nella lunga fila di automobili bloccate dal cantiere dell’Asti-Cuneo, che ha ridotto la carreggiata. Fino a Gallo, si procede a passo d’uomo: l’auto medica riesce a uscire dall’ingorgo, ma tutto sarebbe più semplice senza i lavori, ovviamente. «L’ultima fase del cantiere ha complicato l’uscita da Alba, anche in direzione ospedale: per noi purtroppo non ci sono strade alternative», dice Andrea Olimpi, che è volontario e pure responsabile dell’Area sviluppo, tecnologia e innovazione.

Effettuare i soccorsi in un territorio rurale non è semplice. La regola è chiara: appena si esce dalla sede o si parte per un nuovo intervento, si deve attivare il navigatore, ma non sempre le strade di campagna e le frazioni sono bene indicate. Olimpi: «A volte parlare di via oppure di strada può fare la differenza nell’elaborazione del tragitto. A livello pratico, oltre alla questione geografica, esiste anche un problema di comunicazione: non sempre le persone trasmettono informazioni precise, nel momento dell’emergenza. In più, restano valide regole basilari, come per esempio attendere l’ambulanza fuori casa e in un punto visibile, se si vive un’area isolata o difficile da raggiungere: si tratta di aspetti fondamentali, quando si deve agire tempestivamente».

I VOLONTARI

Conclusa l’operazione e tornati in sede, ci fermiamo al parco mezzi della Croce rossa: sono 52, tra ambulanze, auto di servizio, furgoni e motorini. Ci sono anche alcuni pezzi quasi unici, come il carrello polifunzionale pensato per le emergenze complesse e per le situazioni in cui è necessario evacuare persone. «In Piemonte, siamo gli unici ad averlo in dotazione. In Italia, ne esistono solo due», spiega Enrico Revello. Lui è quasi nato in Croce rossa, visto che ha mosso i primi passi nel comitato quando aveva 13 anni, grazie a un progetto rivolto ai ragazzi. Oggi ne ha 26 ed è uno degli undici dipendenti della sezione albese. È anche entrato nel Corpo militare della Cri e di recente ha prestato giuramento. Revello: «Per me, la Croce rossa è stata come un colpo di fulmine: dopo il primo incontro, non l’ho più lasciata. Credo sia fondamentale il senso di gratificazione che si prova dopo ogni intervento. Ci si sente utili alle altre persone ed è una bella sensazione».

Umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità: sono i sette principi su cui si fonda la Croce rossa, alla base dell’operato dei volontari.

Anche Enzo Cogno fa parte del gruppo albese come volontario, oltre a essere il responsabile dell’Area 3, che riguarda nello specifico le emergenze. Esordisce così: «È proprio come dice Enrico: questo volontariato ti lascia qualcosa in più ogni giorno, dopo ogni incontro ed esperienza. Per esempio, ricorderò i giorni del lockdown passati a distribuire medicinali e generi alimentari alle persone chiuse in casa: è stato importante per loro e anche per noi». Enzo è entrato in Cri 21 anni fa, per fare il servizio alternativo alla leva. Di professione, lavora in fabbrica, alla Ferrero: «Tra i tre turni e l’impegno come volontario, gran parte della mia vita si svolge in quest’isolato», scherza. Quando lo incontriamo, ha appena ricevuto una telefonata dal Dipartimento nazionale, per chiedere la disponibilità a intervenire nelle Marche. «Cercheremo di mandare qualcuno, anche se i volontari non sono mai abbastanza: 200 persone sembrano molte, ma non lo sono, se si pensa ai tanti servizi che eroghiamo. Il Covid-19 ha peggiorato la situazione: c’è chi ha deciso di rinunciare a tutte le attività superflue e potenzialmente rischiose, tra cui il volontariato».

COSTI E SERVIZI

Le attività della Croce rossa sono molte, tanto che il 118 rappresenta solo il 10 per cento dell’impegno complessivo. Basti pensare al trasporto degli infermi, in convenzione con l’Asl Cn2 o per i privati, l’assistenza alle manifestazioni, i corsi di formazione, la Protezione civile. Per esempio, nelle scuole, da anni la Cri insegna le manovre di primo soccorso. Tra le iniziative, è stato attivato il progetto “Protezione famiglie fragili”, a sostegno dei nuclei che devono affrontare la malattia oncologica, con una rete di supporti psicologici, sociali e assistenziali. Dalle 16 alle 17, in settimana, in via Ognissanti, è attivo l’ambulatorio gestito dalle infermiere: senza prenotazione, ma con la ricetta medica, si può accedere per terapie iniettive o medicazioni. Spiega il presidente Luigi Aloi: «Negli ultimi dieci anni abbiamo aumentato i servizi e il compito del nostro Consiglio di amministrazione è fare quadrare i conti, anche in un periodo come questo, in cui i costi di gestione sono aumentati in modo esponenziale». Dal carburante al riscaldamento, i rincari sono ovunque: «Per esempio, per quanto riguarda la corrente elettrica, siamo passati da una bolletta di 1.200 euro al mese a 4.500 euro per agosto. Per fortuna, abbiamo diversi servizi in convenzione, che ci aiutano».

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Luigi Aloi

Generazioni che si incontrano: ci sono 46 nuovi iscritti ai corsi di formazione

La sensazione è che, per realtà come la Croce rossa albese, le difficoltà rappresentino solo una parentesi, perché sono l’entusiasmo, l’impegno e la costanza a reggere. Lo dimostrano persone come Francesco Luongo, che ha iniziato a prestare servizio ventotto anni fa. È stato responsabile dell’area Protezione civile del comitato albese e poi dell’emergenza, premiato con una benemerenza firmata dal capo del dipartimento di Protezione civile italiana, proprio per il suo impegno vissuto nelle sale operative e sul campo. Oggi si muove con il bastone e non può essere presente in prima linea, ma cerca di dare il suo contributo nell’organizzazione: «Quando la Croce rossa ti entra nel sangue, non se ne va più. Purtroppo, ho dovuto lasciare l’emergenza e mi manca, ma cerco di fare la mia parte, anche se in modo diverso», dice.

Insieme a lui, conosciamo Nicola Donato, volontario da 42 anni, grande appassionato di fotografia. Il suo bottino è composto da decine e decine di album, che contengono foto storiche del comitato, tra volti e mezzi che hanno svolto un ruolo fondamentale nella crescita del gruppo. Nel frattempo, al primo piano, c’è chi si prepara alle lezioni: a metà settembre sono iniziati i corsi di formazione per i nuovi volontari, che termineranno a febbraio. Conclude il presidente Aloi: «Per il momento, abbiamo 46 iscritti. È un buon numero di persone: il lavoro non ci manca».  

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Francesca Pinaffo

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