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Gina Lagorio, i cento anni di una scrittrice

Penelopi senza la tela descritte da Gina Lagorio
Gina Lagorio col marito, l’editore Livio Garzanti, nel maggio 2000 a Bra.

BRA Le celebrazioni per i cento anni di Gina Lagorio si concluderanno al Politeama sabato 17 dicembre alle 21 con lo spettacolo La memoria perduta, diretto da Donatella Poggio e interpretato da Vittoria Morino, Andrea Caldi e Melissa Marangon, della compagnia Artedanza. Il testo in versi fu pensato dalla stessa scrittrice per il compositore Flavio Emilio Scogna: fu messo in scena un’unica volta, al teatro Brancaccio di Roma nel 2002, con la partecipazione dell’orchestra e del Teatro dell’opera. «Un Nabucco dei nostri giorni, con tutto rispetto per Verdi»: così aveva detto Gina Lagorio. Le coreografie, nella versione braidese, sostituiscono il canto. La vicenda tratta il tema delle migrazioni, approfondendo la storia di due profughi, Uri e Vera, legati da un sogno d’amore. L’ingresso è gratuito, ma la prenotazione è consigliata e va effettuata telefonando allo 0172-43.82.81 oppure scrivendo a urp@comune.bra.cn.it.

Gina Lagorio, nata a Bra come Luigina Bernocco e cresciuta per alcuni anni a Cherasco, si sposò in prime nozze con il partigiano ligure Emilio Lagorio, morto nel 1964. Il secondo matrimonio fu celebrato con l’editore Livio Garzanti. Lagorio fu anche parlamentare, dal 1987 al 1992, con la sinistra indipendente. Visse per molto tempo a Varigotti e morì nel 2005 a Milano.

Dopo un prologo al Salone del libro, a giugno palazzo Mathis ha ospitato l’incontro “Le parole che vengono da lontano: Bra o della felicità”, riproposizione in chiave teatrale degli innumerevoli articoli scritti da Gina per varie testate.

Curatrice delle celebrazioni per il centenario è Cetta Berardo, che ricorda: «Il 25 novembre si è tenuto il convegno “Le parole al femminile”, in cui si è cercato di mettere in evidenza non tanto la scrittrice quanto la donna e le battaglie che portò avanti. Vi hanno partecipato anche le scuole braidesi e gli interventi dei relatori sono partiti dal legame tra Gina Lagorio e Anna Banti, moglie dell’albese Roberto Longhi, colei che pubblicò per prima un racconto della scrittrice, e Natalia Ginzburg, la quale sedette in Parlamento con la braidese. Lagorio e Ginzburg sono accomunate dal tema della memoria, presente in entrambe ed esposto, nel- l’incontro, da Chiara Ruffinengo, docente di lingua e civiltà italiana all’Università di Lille. Giovanna Ioli della Princeton University ha parlato dei “Sentieri del paesaggio lagoriano”».

Fabio Bailo, presidente del Consiglio comunale con delega alla cultura, ai ringraziamenti a Berardo, «la persona che meglio conosce l’opera di Gina Lagorio e che ha profuso grande impegno», aggiunge alcune note storiche: «La scrittrice nacque in via San Rocco, in uno stabile che costeggia la chiesa. A Bra trascorse infanzia e adolescenza, raccolse dei ricordi sulla città in un volumetto delizioso intitolato Elogio della zucca. Definiva via Cavour “la main street”. Ci ha lasciato delle descrizioni stupende di luoghi della città, come il profumo della torrefazione dal Caffè Bruna o la magia della sala dell’attuale cinema Vittoria. Nella seconda parte della sua vita fu molto legata a Slow food, che la nominò presidente onoraria. Fu lei a suggerire la testata Bra, o della felicità per la rivista pubblicata da Slow food dal 2005 al 2012, a cura dell’Istituto storico di Bra e dei braidesi e diretta da Grazia Novellini; io stesso ne fui per lungo tempo il coordinatore redazionale».  

Davide Barile

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