TARTUFI Il dibattito su quantità di tartufo bianco e prezzi tiene banco durante le settimane della Fiera di Alba. Nell’ultima edizione si sono toccate vette di 600 e 700 euro l’ettogrammo. Sono tutti concordi nell’affermare che il 21 settembre, data di apertura della stagione di ricerca, le trifole siano praticamente assenti. E, nelle prime settimane, la qualità non sia delle migliori. Si inizia, generalmente, a reputarla accettabile soltanto da novembre.
Secondo Federico Austa della Rarity di Costigliole d’Asti, «effettivamente, nelle nostre zone, ne stanno uscendo molti soltanto ora. Lo noti dal fatto che, se prima un trifolao faticava a portarti 50 grammi di prodotto a settimana, ora arriva a 250. Con il freddo e le temperature notturne sotto lo zero, la qualità è altissima. Passato il periodo natalizio, i prezzi si sono abbassati fino a 200 euro l’ettogrammo».
Andrea Rossano: «Tutta la programmazione va ripensata»
Per Andrea Rossano, storico commerciante di tartufi e ideatore della Fiera di Vezza, «i tartufi eccellenti si iniziano a trovare quando finisce la Fiera di Alba. Proprio l’altro giorno, tra il Tortonese e il Pavese, ne è stato cavato un esemplare da un chilogrammo. Il paradosso è enorme e va rivisto tutto il programma. I tartufi che si trovano adesso sono buonissimi e profumatissimi. Inutile ostinarsi a cercare esemplari pieni di vermi o immaturi. Se in Francia i turisti vanno a mangiare il tartufo nero pregiato in inverno, non vedo perché non possano fare lo stesso da noi con il bianco. Bisogna andare dietro alla natura, ma pare che i primi a non farlo siano gli organizzatori della stagione turistica. In Liguria la raccolta inizia ancora prima, il 15 settembre. E, in quel periodo, ogni tartufo che c’è in circolazione si dice che arrivi da lì. Non è il caso di raccontarci frottole, di trifole, a Cairo Montenotte e dintorni, ce ne sono pochissime. C’è chi, per lucrare, inizia a lamellare il tartufo immaturo ad agosto: ciò è vergognoso, lo fanno anche alcuni cuochi stellati».
Tartufi buoni e tartufi scadenti «ce ne sono dappertutto. Se devo scegliere tra un esemplare raccolto tra i querceti incontaminati dell’Istria e uno tra i salici del torrente Talloria, allora sceglierò il primo, dato che il secondo odorerà di fogliame. Non è la zona a fare la differenza, bensì il prodotto. Alba deve continuare a essere la capitale morale del tartufo. Anche se quello di Alba quasi non esiste: lo fece diventare importante Giacomo Morra. Se lui fosse nato in Istria o in Toscana, la Fiera sarebbe altrove. Alba è una denominazione botanica, non di origine. In centro Italia spingono per togliere la dicitura “Tartufo bianco di Alba o di Acqualagna” e inserire “Tartufo bianco pregiato”. Proporre prodotti scadenti durante la Fiera e farli pagare carissimi non farà altro che arrecare danno al nome di Alba».
Tartufi bianchi ad Alba non ce ne sono, stanno arrivando tutti dal centro Italia
Secondo un trifolao dell’Albese che ha scelto di restare anonimo, «la diminuzione del prezzo del tartufo bianco è dovuta al prolungamento della stagione in centro Italia, in particolare Emilia, Marche, Abruzzo e Molise. In quelle zone i ritrovamenti continuano, a discapito di un mercato fermo, come domanda, alle festività natalizie. Nelle colline di Langhe, Roero e Monferrato i ritrovamenti sono davvero minimi, complice una stagione che alla fine non si è prolungata come sperato. Anzi, in alcune aree il calo di produzione è stato tra l’80 e il 90 per cento. Salvo alcuni rari momenti, a cavallo dell’Immacolata e tra Natale e Capodanno, la stagione è stata davvero da dimenticare. Peggio ancora del 2003 e del 2017, anni in cui il caldo estivo, l’assenza di temporali e il prolungarsi del clima estivo l’avevano fatta da padrone. Il forte calo di produzione del 2022 è dovuto anche all’assenza di precipitazioni piovose e nevose tra metà dicembre 2021 e fine marzo 2022».
Davide Barile