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Lo strano caso del ponte strallato di Alba

Lo strano caso del ponte strallato di Alba

INFRASTRUTTURE Il caso del ponte strallato sul Tanaro albese non sembra neppure troppo straordinario in un Paese come l’Italia, dove tutto appare complicato, persino capire chi sia il gestore di un’infrastruttura pubblica e chi debba occuparsi della sua manutenzione in questo momento. La nostra piccola indagine è cominciata dalla segnalazione di un lettore che frequenta spesso il sentiero sterrato lungo il fiume, che in un tratto passa sotto il ponte, a pochi metri dall’argine.

«A prima vista, non sembra in ottime condizioni», ci ha scritto. «Di sicuro sarà monitorato, ma in superficie non si presenta bene da parecchio tempo». In effetti ci siamo stati, sotto il ponte Caduti di Nassiriya, dove si notano alcuni tubi arrugginiti ed erosi, forse progettati come scolo per l’acqua piovana. Sul lato che guarda verso la Ferrero, c’è altra ferraglia ammalorata penzolante, che scende fino a terra. In un punto, si può vedere anche una porzione di cemento scrostato, dal quale affiora un reticolo di ferro. Inaugurato nel 1982, il manufatto è stato realizzato dalla Provincia di Cuneo con il progetto dell’ingegner Carlo Vassallo, all’interno del tracciato della tangenziale albese.

«Amministrazione Provincia di Cuneo», si legge infatti ancora oggi sotto la campata centrale, insieme al nome delle ditte che realizzarono i lavori. Un’opera fondamentale per Alba e il territorio, per evitare il passaggio di automobili e camion in città. Nel 2012 è avvenuta la svolta, con la decisione di inglobare la tangenziale albese nel tracciato dell’autostrada Asti-Cuneo: prendeva il posto del lotto 2.5, che prevedeva la realizzazione di un tunnel sotto il fiume, una soluzione scartata perché troppo costosa. I sindaci e gli amministratori accettarono così di cedere la tangenziale, a patto che fosse realizzata una serie di opere complementari necessarie per la viabilità locale, che in parte sono del tutto uscite dalla discussione e forse non se ne avrà più traccia. In egual modo, fin dall’inizio, il territorio ha chiesto il mantenimento della gratuità della tangenziale: negli anni, sono arrivate rassicurazioni, ma si tratta di uno dei nodi centrali e irrisolti della questione. Se questi sono i fatti degli ultimi trent’anni, di fronte a un deterioramento almeno apparente del viadotto, quale soggetto dovrebbe occuparsi dell’indispensabile manutenzione?

Non è stato affatto facile saperlo e ancora esistono incertezze. Dopo una serie di passaggi, Gazzetta d’Alba è arrivata a queste conclusioni: la competenza è ancora della Provincia di Cuneo, visto che il bene è di sua proprietà, ma quest’ultima rinvia la manutenzione, dal momento che l’opera passerà sotto la gestione della società concessionaria Asti-Cuneo, quando il tracciato diventerà autostrada.

Il primo a rispondere in merito è stato Luca Robaldo, presidente della Provincia: «L’infrastruttura è al centro di accordi con l’Asti-Cuneo Spa e con gli altri enti coinvolti, in vista della sua prossima trasformazione in ponte autostradale, con caratteristiche diverse rispetto a quelle attuali. Nei prossimi mesi sarà quindi oggetto di sopralluoghi da parte della stessa società concessionaria, per verificarne le condizioni e impostare interventi», ha spiegato.

Una risposta in parte corrispondente a quanto ha comunicato la concessionaria autostradale, attraverso la mediazione degli uffici regionali; al momento però il ponte non risulta nemmeno tra i beni censiti dalla società, che sarà chiamata a occuparsi della manutenzione solo in seguito al passaggio di competenza.

Insomma, oggi il ponte strallato intitolato ai caduti di Nassiriya, che permette agli albesi di passare il Tanaro, sembra vivere in una sorta di limbo. La Provincia attende l’Asti-Cuneo, ma la società non ne è ancora in possesso. E non è certo l’unico caso in Italia, tanto che di recente il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato il progetto Ainop, l’archivio informatico di tutte le opere pubbliche esistenti da Nord a Sud, consultabile da chiunque lo desideri.

Perché si fa presto a parlare di sicurezza quando spesso non si sa neppure quante siano le infrastrutture esistenti e chi se ne debba occupare, soprattutto nei Comuni più piccoli.

Al momento, nel database sono stati inserite 198mila opere, di cui quasi 16mila ponti: se si cerca Alba, il Caduti di Nassiriya non risulta tra quelli censiti, mentre lo sono le tre rampe in direzione Alba, Bra e Asti. Bel Paese dei misteri.

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Marco Gabusi

In base a quanto siamo riusciti a ricostruire, la questione dirimente per il ponte Caduti di Nassiriya è: quando diventerà di competenza dell’Asti-Cuneo Spa?

Per capire, è necessario fare il punto sullo stato del progetto di adeguamento della tangenziale, che al momento risulta tra i fascicoli sottoposti alla Valutazione di impatto ambientale da parte del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. La procedura, il cui proponente è la società concessionaria, risulta avviata dallo scorso 29 dicembre. L’Osservatorio per la tutela del paesaggio di Langhe e Roero ha precisato in diverse occasioni che «sussiste già un ritardo notevole, in base al cronoprogramma presentato dallo stesso concessionario».

Ne abbiamo parlato con l’assessore regionale ai trasporti Marco Gabusi: «Riguardo al ponte strallato di Alba, bisogna prima di tutto precisare che non esistono problematiche strutturali, alla luce del monitoraggio portato avanti dalla Provincia di Cuneo, come prevede la legge. Quelle visibili sono criticità di tipo superficiale ed estetico, sulle quali è comunque importante intervenire: anche gli aspetti in apparenza meno rilevanti, sul lungo periodo, possono minare la funzionalità delle grandi opere. Riguardo alla competenza, ci troviamo in questo momento in una fase di transizione, in attesa dell’imminente passaggio all’Asti-Cuneo Spa. In passato, vista la gratuità di questa porzione di tangenziale, la questione è stata oggetto di confronto, ma oggi la strada è tracciata».

Sul lungo iter autorizzativo dell’adeguamento della tangenziale langarola, Gabusi prosegue: «La procedura è in corso e siamo fiduciosi, dal momento che parliamo di una strada già esistente, percorsa ogni giorno da automezzi e camion: sarà necessario adeguarla alla nuova destinazione, ma non dovremmo imbatterci in particolari intoppi». Nel progetto definitivo del-
l’A33, per esempio, si parla di riqualificazione dello spartitraffico, adeguamento delle corsie di accelerazione e decelerazione e creazione di nuove piazzole di sosta. «Questa parte del tragitto autostradale riguarderà comunque una fase successiva: in questo momento, stiamo concentrando tutte le energie sul lotto 2.6a, in attesa di approvazione da parte del Ministero della cultura», precisa l’assessore dell’esecutivo di Alberto Cirio.

Proprio venerdì scorso, dopo il «no» della sovrintendente al tracciato e il vertice romano per chiarire la situazione, la società concessionaria ha inviato la documentazione integrativa richiesta. La data a cui si guarda adesso è il 24 febbraio, quando si valuterà nuovamente il progetto dell’ultimo lotto, da Verduno a Cherasco: in caso di esito positivo, potrebbe arrivare il via libera definitivo. Per quanto riguarda il 2.6b, da Roddi a Verduno, è ancora Gabusi a confermare che il cantiere è entrato nelle fasi finali: «Se tutto andrà come previsto, l’inaugurazione avverrà tra maggio e giugno». 

Francesca Pinaffo

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