La parola di oggi è Sgairé: sprecare, sperperare, dilapidare, sciupare, dissipare, scialacquare

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 21

ABITARE IL PIEMONTESE Sprecare non è saggio: questo è l’insegnamento di una civiltà contadina figlia e nipote della Malora. Lo sappiamo dal momento in cui siamo attenti al costo della benzina, del piatto che stiamo per ordinare, del pane. Con la siccità di questi tempi poi, siamo più attenti anche al meteo, alle piogge mancanti e al più responsabile consumo dell’acqua.

La parola di oggi è sgairé. Nella lingua italiana ci sono molte espressioni che riconducono a sgairé, la cui etimologia è incerta, ma secondo il Repertorio etimologico piemontese l’ipotesi più plausibile pare la continuazione di ex con valore negativo e l’aggiunta del germanico waron (badare, fare attenzione a, annotare, notare, conservare, preservare), attraverso il francese égarer nel significato di smarrire, perdere, andare fuori strada. Del resto sgairé è una forma erronea di agire, proprio come uscire di strada.

Uno dei modi di dire più premurosi della lingua piemontese è, infatti, tene da cont (tenere da conto), utilizzare l’oggetto (o il denaro) con parsimonia evitandone appunto lo spreco: tut o ven a tàj, fina ȓ’onge a plé ȓ’àj (tutto viene a taglio, persino le unghie per pelare l’aglio).
Sgaiȓesse significa sprecarsi, spesso detto ironicamente di qualcuno piuttosto avaro che si concede magari un ghiacciolo con tanti sensi di colpa. Al contrario di uno sgaiȓon, uno sprecone che vive alla giornata interpretando il famoso motto tanti ciapà, tanti s-ciapà (tanti presi, tanti spesi, parlando di denaro).

La saggezza piemontese ha anche coniato un modo di dire quando uno sforzo porta scarsi risultati o è inutile: o ȓ’è paid laveje ȓa testa a ȓ’àso: te sgaiȓi, temp, eva e savon (è come lavare la testa all’asino: sprechi tempo, acqua e sapone). Infine, c’è un detto affascinante per la sintesi e la saggezza che esprime: o ȓ’è come tiȓeje j’euv aȓ nus (è come tirare le uova al noce), ovvero utilizzare un bene prezioso per l’economia contadina come l’uovo, distruggendolo per far cadere dal ramo un frutto di poco valore come la noce. Un vero spreco insomma. Quanti esempi, purtroppo!

Paolo Tibaldi

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