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Il centro per il recupero ricci La Ninna ha bisogno di nuovi volontari per la cura dei piccoli animali

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Il veterinario Massimo Vacchetta con uno dei ricci curati al centro La Ninna di Novello.

NOVELLO Il centro di recupero ricci La Ninna di Novello è un luogo unico in Italia. È aperto 24 ore su 24, sempre pronto ad accogliere ricci che hanno bisogno di cure, spesso travolti da auto o finiti sotto decespugliatori e tagliaerba.

Arrivano da tutto il Piemonte e da altre regioni, a volte con staffette di persone che così offrono a questi piccoli animali un’opportunità di sopravvivenza. In Europa i ricci sono sempre meno, tanto che si parla di rischio estinzione. Dal 2000 a oggi, il loro numero ha subito un drastico calo del 70 per cento. Massimo Vacchetta, veterinario albese, ne ha fatto la sua missione, dando vita al centro, che nel 2024 taglierà il traguardo dei dieci anni. Sui social network, dove è molto seguito, racconta la quotidianità del suo piccolo ospedale. Proprio da qui ha lanciato un appello: servono volontari per continuare a prendersi cura dei circa 200 ricci accolti in questo momento: «Siamo in forte difficoltà, perché il lavoro è tanto e i volontari scarseggiano. Abbiamo bisogno di persone che ci aiutino regolarmente, almeno per qualche ora alla settimana», spiega.

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«Molti dei nostri animali sono disabili, perché hanno subito gravi menomazioni: significa che devono essere nutriti e seguiti. Poi bisogna pulire le gabbie e i recinti, oltre a controllare la situazione e a svolgere le altre mansioni. I ricci sono selvatici, non domestici, ma posso affermare che prendersi cura di loro è una grandissima gratificazione per noi: in fondo, si aiutano piccoli animali vittime dell’uomo e dei suoi comportamenti distruttivi verso la natura».

Da Novello, ogni anno passano in media tra 300 e 400 ricci. Se possibile, vengono reintrodotti in natura, dopo essere stati curati. Vacchetta: «Sono piccoli animali preziosi per l’ecosistema, perché indicatori del benessere dell’ambiente: se il loro numero cala progressivamente, come sta accadendo in tutta Europa, significa che la situazione è grave. Nel corso degli anni, i prati hanno lasciato spazio a zone urbanizzate, riducendo il loro ambiente naturale. Hanno anche forti carenze nutrizionali, perché mancano gli insetti di cui si nutrono, a loro volta uccisi dai diserbanti. Il cambiamento climatico ha peggiorato la situazione, con l’aumento delle temperature e la siccità: i ricci vivono a stretto contatto con il terreno e assorbono tutto».

Con il Dipartimento di scienze veterinarie dell’Università di Torino La Ninna ha avviato uno studio sulla mortalità dei ricci, per avere un quadro chiaro della situazione in Italia. Negli anni la struttura di Novello è cresciuta dal punto di vista delle attrezzature, con l’acquisto di strumentazioni per la diagnosi e la cura. Sei persone sono state anche assunte come dipendenti. «Non riceviamo alcuna sovvenzione dalla Regione o dallo Stato, indicatore chiaro della poca sensibilità verso l’ambiente. A sostenerci sono donazioni private», chiosa Vacchetta. Per avere informazioni, segnalare animali feriti e proporsi come volontari, si può contattare la struttura attraverso la sua pagina Facebook.

f.p.

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