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Cortemilia, la fantascienza secondo Fulvio Gatti (INTERVISTA)

L'incontro della rassegna Saper leggere e scrivere avrà come ospite l'autore del romanzo Protocollo Scilla, finalista al premio Urania

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‘The library of Cortemilia under a sea of stars, immagine realizzata con l'Ai da Fulvio Gatti

CORTEMILIA La rassegna Saper leggere e scrivere della biblioteca civica Michele Ferrero, in collaborazione con il Comune di Cortemilia, prosegue venerdì 26 gennaio alle 18 con lo scrittore di Vaglio Serra Fulvio Gatti che presenterà l’incontro “Fantascienza: leggere il presente per scrivere il futuro”.

Da 25 anni autore di saggi, graphic novel e narrativa fantascientifica, porterà al pubblico l’esempio di tre maestri del genere, che hanno ispirato la sua scrittura e passione: Richard Mateson, Isaac Asimov e Philip Philip José Farmer.

Ci sarà spazio anche per l’ultimo romanzo di Gatti, Protocollo Scilla (uscito nel 2022), in cui l’astigiano è tornato alla lingua italiana, dopo alcune pubblicazioni per il mercato inglese, con una storia ambientata in una Calabria distopica, nata dopo un viaggio nel 2019.

Il volume è un lungo apologo fantapolitico che immagina come una cospirazione benigna, il protocollo Scilla, all’inizio della seconda decade del ventunesimo secolo, abbia affidato l’Italia in gestione a una multinazionale, portandola al benessere economico e turistico. Ma alle soglie del bicentenario dell’Italia unita (2061), forze populista metteranno in dubbio l’autonomia di governo.

Fulvio Gatti

Gatti, come è nato Protocollo Scilla, dopo diverse pubblicazioni in inglese?

«Dopo tre romanzi in inglese, sono incappato in un’idea totalmente italiana. Perciò ho deciso di buttarla giù e di partecipare al premio Urania, principale riconoscimento in Italia per la fantascienza. Lo spunto nasce da un viaggio del 2019: ero a Scilla con la mia futura moglie e mi colpì quello che c’era di meraviglia e quello che avrebbe potuto essere. Mi sono chiesto che cosa succederebbe se qualcuno dei poteri  maggiori della nostra società democratica decidesse di sistemare l’Italia, principalmente nell’ambito turistico. La stesura è stata abbastanza rapida, circa sei mesi, ma l’ideazione è durata un paio d’anni».

Il periodo del Covid-19 ha influito sull’ispirazione?

«L’idea è nata nel periodo delle elezioni politiche in cui non si raggiunse la maggioranza: ci fu prima il Governo gialloverde e poi quello giallorosa. Quasi un anno in cui l’Italia sembrava ingovernabile: un pensiero che è rimasto nelle conversazioni iniziali del romanzo. Quel tipo di instabilità politica m’ha fornito uno spunto importante. Il Covid sembrava aver fatto tramontare l’idea, invece poi mi sono accorto che era rimasta come elemento narrativo».

Come mai scrive spesso in lingua inglese?

«È da quando scrivo che mi sento dire che l’Italia non è un paese per la fantascienza. Le ragioni sono molteplici: alcune vere, altre sciocche o “autoavveranti”, come dicono gli americani. È vero che un certo tipo di fiction è anglosassone, viene dalla generazione degli Asimov e dei Bradbury,  però sono convinto che la narrazione sia diventata globale. Pensa al Trono di spade, che è stata una delle serie più viste illegalmente in Iran. Nel mio caso, scrivere in inglese mi ha quasi liberato, perché quando usi un altro linguaggio hai una tavolozza ridotta. Questa situazione aiuta a concentrarmi sulla storia».

Proseguirà nel mercato editoriale anglosassone?

«Continuo in inglese perché il mercato è più ampio, ma anche perché, per quanto di nicchia, c’è un mondo che permette di confrontarti più direttamente con editor e riviste. In Italia abbiamo un legittimo desiderio di non mescolare l’arte con l’economia, con bellissime realtà. Però a volte si trasforma in un approccio poco professionale o strutturato. Gli anglosassoni hanno regole certe, anche se a volte troppo stringenti, ma che danno la possibilità di pubblicare, competere a premi internazionali e dialogare con altri scrittori internazionali. Poi, per mia soddisfazione, è bello andare alla fonte del genere che mi piace di più».

Lorenzo Germano

 

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