Ultime notizie

Abitare il piemontese: la parola di questa settimana è Siàss

Significa: setaccio, strumento deputato a dividere un materiale per dimensioni

Scopriamo perché il preventivo viene detto "Paciàra" in piemontese

ABITARE IL PIEMONTESE Setacciare una parola e riportare alla luce la sua narrazione. Il progetto di Abitare il piemontese non è quello di tradurre parole. Per quello ci sono vocabolari ben strutturati. Quel che interessa è la narrazione della civiltà pedemontana. Ecco allora che prendiamo in considerazione qualcosa di saggio e severo: il siàss. Il setaccio, appunto, uno strumento circolare costituito da un retino metallico che, a seconda della larghezza delle “maglie” ha funzione di dividere un materiale in base alle dimensioni. La manodopera piemontese conosce diversi sinonimi di setaccio: cȓivel, dal latino cribellum (perforato, intrecciato), setaccio da muratore, ma anche per cereali, legumi, graspi.

C’è poi il sërnaj o sarnaj, dal latino cernere (scegliere, selezionare), un setaccio in grado di contenere una grande quantità di materiale e, quindi, dalla circonferenza importante. Un modo di dire che lo chiama in causa è esse màt pai d’ën sarnaj (essere matto come un setaccio). Il movimento basculante può anche essere metafora di una personalità sorprendente. Arriviamo allora al siàss che è pur sempre il setaccio, solitamente per farina. La parola è originata dal latino medievale saetacium, dal latino saetam (pelo, setola), in quanto ottenuto inizialmente mediante tessuto di crini. Volendo farne un veloce confronto della parola tra lingue neolatine abbiamo l’italiano setaccio, il francese sas, l’occitano sedatz, il catalano sedas, lo spagnolo cedazo, il portoghese sedaço.

Il verbo corrispondente siassé, significa sì setacciare, ma anche piovigginare. Addirittura significa ancheggiare, sculettare. Infatti, la siassà, oltre che essere un colpo di setaccio, è una figura di ballo nella danza popolare piemontese come la Monferrina: il colpo d’anca, una breve mossa in cui i ballerini si toccano reciprocamente le anche, movimento simile a quello dello siao (colui che setaccia). Oggi la tecnologia ha preso il sopravvento e chissà se la resa è la stessa! Di fatto, tra il peso e l’azione oscillatoria, setacciare è un lavoro faticosissimo e per questo qualcuno lo appendeva a una corda in modo da non dover basculare lo strumento pieno di materia prima, con dolori insopportabili a braccia e schiena.

Paolo Tibaldi

Banner Gazzetta d'Alba