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Abitare il piemontese: la parola di questa settimana è Angavërgné

Significa: aggrovigliare, ingarbugliare, imbrogliare, avviluppare, intrecciare.

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 27

ABITARE IL PIEMONTESE Avrete sicuramente sentito dire: «Ufficio complicazioni affari semplici».  Lo sentivamo dire spesso a scuola da un’insegnante quando noi alunni complicavamo qualcosa. Ecco la traduzione più attuale della parola di oggi. Un verbo che sfiora l’onomatopea: pronunciando angavërgné (con tutte le sue declinazioni) è percepibile il groviglio disordinato che si sta creando. Di fatto, angavërgné è un verbo utilizzabile tanto in situazioni pragmatiche quanto metaforiche o, per meglio dire, descrivendo l’ottusità di un individuo. Lo si diceva quando, nei cortili di campagna, un cane s’imprigionava nella sua stessa catena oppure per un nodo, una situazione, difficile da risolvere o, infine, per definire chi espone ragionamenti esageratamente contorti oppure agisce in modo enigmatico, indecifrabile, calcolato.

Angavërgnà è il suo participio passato, forse la forma più utilizzata. Immaginiamo questa parola pronunciata da un meccanico, un falegname, un muratore o, ahimè, da un medico! Un artigiano insomma, che lavorando con le mani descrive qualche passaggio difficile da sviluppare perché la zona interessata non è raggiungibile in modo semplice. Un tizio angavërgnà è ingarbugliato, intricato, stravagante, estroso, genialoide. Con l’espressione testa angavërgnà, si può intendere una persona apparentemente pazzoide, che però ha qualcosa di geniale, fuori dalla normale dotazione cerebrale o semplicemente un appassionato allo studio.

Tuttavia, come ogni lingua regionale che si rispetti, la parola piemontese in questione ha alcune varianti territoriali. Alternative a angavërgné possono essere angavigné (da angavign: viluppo, imbroglio) oppure il più italianizzato angarbojé. Tanto per complicarci le cose, quando si risolve qualcosa di angavergnà, la parola si complica ulteriormente: dësgavërgné/dësgavërgnesse, dësgavigné/dësgavignesse, dësgaȓbojé/dësgaȓbojesse. Ci piace pensare che questa parola sia essenza della vita o, per lo meno, monito del sentirsi vivi.

Paolo Tibaldi

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