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Abitare il piemontese: la parola di questa settimana è Magon (si pronuncia anche Magun)

Significa: angoscia, afflizione, dispiacere, ma anche sofferenza psico-fisica che si manifesta con un peso sullo stomaco

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Ciamé

ABITARE IL PIEMONTESE Parliamo del Magon (si pronuncia anche Magun), parola esistente anche in lingua italiana (magone), ma come spesso accade il piemontese ne amplifica il significato, con un risvolto sonoro che sfiora l’onomatopea. Magon è una condizione emotiva di sofferenza che si manifesta con un peso sullo stomaco. Avej er magon significa contristarsi, affliggersi profondamente, sentire un forte dispiacere. Qualche esempio: Ancheu e r’heu er magon oppure Ancheu son magonà significa Oggi sono addolorato, ho un nodo allo stomaco; Stamatin o r’è magonasse (questa mattina si è angosciato). Questo malessere è difficile da spiegare, però è capitato di udire una persona in un bar di Santo Stefano Belbo che diceva agli amici: «Non riuscivo a capire cosa fosse questo magon e nessuno riusciva a spiegarmelo. Quando la fidanzata mi ha lasciato, l’ho capito da solo».

Da dove può arrivare una parola così particolare, lo enuncia il Repertorio etimologico piemontese. La voce è diffusa nell’Italia centrosettentrionale dalla radice indoeuropea Mak (borsa di pelle, di cuoio) da cui l’odierno tedesco Magen (stomaco) e il latino Magonem (gozzo stomaco, ventriglio). Il significato di afflizione si è sviluppato a partire dal senso di oppressione allo stomaco. C’è però una curiosità letteraria che non lascia indifferenti: il lamento di Magone, nel poema Africa, scritto in latino dal Petrarca che narra l’impresa di Scipione contro Cartagine. Il contenuto consiste nell’esaltazione della classicità romana, insieme alla tristezza per le illusioni perdute e per l’avvicinarsi inesorabile della morte che rende vane le glorie terrene. Questi temi centrali e ricorrenti in Petrarca compaiono soprattutto nel sesto libro, dove Magone, fratello di Annibale, ferito a morte s’imbarca per tornare in patria. Ci sono 34 versi (gli unici pubblicati mentre il poeta era in vita) dove Magone lamenta la sua sorte. Chissà che un nome così evocativo non fosse presagio dei suoi stessi malesseri. Il magon fa parte della vita. Bisogna talvolta accettarlo e affrontarlo. I muri che costruiamo intorno a noi per tenere fuori i magon rischiano di tener fuori anche la gioia!

Paolo Tibaldi

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