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Veglio (Asl): «Troppa carne, poco movimento, ambiente inquinato»

Veglio (Asl): «Troppa carne, poco movimento, ambiente inquinato»

SANITÀ Se l’ambiente è inquinato e l’agricoltura intensiva rischia di propinarci troppi prodotti chimici, come proteggere la salute? La comunità scientifica suggerisce di mangiare frutta e verdura di stagione, impostando una dieta eterogenea: in questo modo l’organismo assumerà soltanto piccole quantità di eventuali prodotti nocivi, consentendo una migliore difesa. Va detto che nella produzione biologica e biodinamica la quantità di pesticidi utilizzati è di gran lunga inferiore rispetto alla coltura tradizionale e la conoscenza diretta del produttore può rappresentare una ulteriore garanzia. Infine, i prodotti di provenienza italiana sono soggetti a controlli maggiori rispetto a quelli importati. Parliamo dei temi legati alla nostra salute con Massimo Veglio, direttore generale dell’Asl Cn2 di Alba-Bra.

Covid-19: aumentano contagi e ricoveri nell'Asl Cn2 Alba-Bra
Massimo Veglio, direttore dell’Asl Cn2

Le malattie dell’apparato circolatorio e tumorali sono molto diffuse nella nostra zona e rappresentano le prime cause di morte. Perché, e come dobbiamo fare per contrastarle, Veglio?
«La possibilità che si sviluppino cellule neoplastiche aumenta con il progredire dell’età: quindi più si vive, più esiste la possibilità che si manifesti una neoplasia. Per certi versi il medesimo discorso vale per le lesioni metaboliche: è più probabile che si osservi una placca aterosclerotica in una persona anziana, perché le sue arterie hanno maggiore esposizione agli agenti lesivi. In ogni caso, nonostante sia dimostrato che fumare fa male, poiché il fumo è associato allo sviluppo di tumori (prevalentemente dell’apparato respiratorio) e di malattie cardiovascolari, la gente continua a bruciare sigarette e ne derivano anche importanti accise per lo Stato».

Non solo il fumo, anche l’alimentazione scorretta danneggia l’organismo.
«Le persone sanno che gli alimenti che contengono colesterolo (cioè quelli che provengono dagli animali: carne, latte e derivati, uova) possono concorrere ad aumentare il tasso di colesterolo nel sangue e, quindi, allo sviluppo di lesioni arteriose e malattie circolatorie. Eppure, il consumo di carne è in aumento: impieghiamo risorse e una spaventosa quantità di acqua per allevamenti, che causano malattie. Infine, ma senza la speranza di essere esaustivo, le persone sovrappeso hanno un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e di neoplasie. Perché si diventa sovrappeso? Perché la popolazione del mondo occidentale si muove poco (consumando scarse calorie) e mangia troppo (introducendo calorie in eccesso): per uno stile di vita sano sarebbe consigliabile camminare, utilizzare la bicicletta al posto dell’auto, fare sport almeno tre volte la settimana. Ecco perché le malattie tumorali e cardiocircolatorie sono ancora molto diffuse».

Vivere in un ambiente inquinato (aria, acqua e terra contaminate dall’azione produttiva e intensiva umana) influisce sulla salute?
«Moltissimo. Sono numerose le sostanze che, a causa dell’azione dell’uomo, vengono immesse nell’ambiente e, in seguito, ingerite o respirate dagli esseri viventi (spesso, soprattutto dagli animali, di cui noi ci nutriamo). Inoltre, esistono le sostanze che l’uomo utilizza per aumentare l’efficienza dei sistemi produttivi alimentari: si pensi ai pesticidi per l’agricoltura (per migliorare la produttività del suolo) oppure agli antibiotici o agli ormoni impiegati nell’allevamento degli animali, per incrementare la massa magra e per ridurre le malattie che incidono sulla sopravvivenza. Sono sostanze che ingeriamo, mangiando frutta, verdura, carne, ma determinano un danno all’organismo».

In un anno sono morti 239 fumatori e i giovani sono tra i consumatori di alcolici più a rischio

Veglio (Asl): «Troppa carne, poco movimento, ambiente inquinato» 1

Fumare è un aggrappo, un rifugio, un’imitazione. Il fumo è vissuto come un gesto di autoaffermazione, l’illusione di un dono fatto a sé stessi, un premio temporaneo. Eppure, provoca molta sofferenza sul lungo termine, perché devasta il respiro e gli organi che lo regolano. Secondo il Bollettino epidemiologico, nel territorio dell’Asl Cn2 le malattie correlate al fumo sono state responsabili nel 2018 di 160 decessi tra gli uomini e 79 tra le donne. Sebbene questa mortalità sia caratterizzata anche da un andamento temporale in diminuzione dal 1991 al 2018, si tratta comunque di numeri drammatici. I ricercatori spiegano: «Il fumo di sigaretta è il fattore di rischio evitabile con il maggiore impatto sulla salute». Eppure nella popolazione adulta (18-69 anni) nel quadriennio 2017-2020 la prevalenza di fumatori è del 26,7%: significa che fuma più di una persona su quattro. L’abitudine al fumo è più diffusa negli uomini che nelle donne (rispettivamente 31,4% e 22%), nelle fasce di età 18-24 (34,2%) e 25-34 (29,9%), nelle persone con una bassa scolarità e in quelle con molte difficoltà economiche (40,9%). Il numero di sigarette fumate in media al giorno è pari a 11,4: un dato piuttosto elevato. Tra chi fumava
nei dodici mesi precedenti l’intervista concessa per la pubblicazione del Bollettino epidemiologico, il 43,6% ha tentato di smettere. Di questi, l’83,2% ha fallito. La dipendenza da fumo rappresenta una delle sfide personali e collettive più ardue, perché si gioca nei tessuti inconsci e profondi della motivazione, dell’identità e dei processi di identificazione sociale e del desiderio di adeguatezza. Per disincentivare l’acquisto di sigarette, sarà necessario non solo avviare maggiore consapevolezza collettiva.

Allarme movida tra i giovani: pure ad Alba mix alcol-drogaPure l’uso di alcol è molto diffuso nell’area dell’Asl Cn2, poiché è parte costitutiva del modo di pensare. Nel periodo 2017-2020 il 69,8% della popolazione di età compresa tra i 18-69 anni aveva consumato bevande alcoliche. Il 17,1% aveva abitudini di consumo considerate a rischio (il 6,6% beve fuori pasto, il 2,1% ha un utilizzo abituale elevato, l’11,3% è bevitore binge, ovvero assume grandi quantità, per esempio nel week-end). La modalità di consumo a rischio risulta più diffusa tra i giovani 18-24 anni (33%), tra gli uomini (23,3%) e tra chi ha molte difficoltà economiche (29,9%). Vuol dire che vivere una vita incerta dal punto di vista finanziario costringe a ricorrere a rimedi alternativi, a fughe e a cure simboliche. I ricercatori: «È ancora troppo bassa l’attenzione degli operatori sanitari dell’Asl Cn2 rispetto alle persone con consumo di alcol a maggiore rischio: analizzando il periodo 2017-2020, solo l’8,5% di chi beve riferisce di aver ricevuto il consiglio di ridurre la quantità assunta; tale percentuale risulta superiore alla media regionale (6,2%) e a quella dell’insieme delle Asl (6,4%) piemontesi».

Marilena, che si è curata con verdura e preghiera

Marilena ha 33 anni e fa la fisioterapista. La sua vita, fino a pochi anni fa, era come quella di tanti giovani: «Mangiavo molta carne e spesso prendevo l’aperitivo con gli amici; nei week-end uscivo e bevevo quattro o cinque bicchieri di vino sia il sabato che la domenica; fumavo sette o otto sigarette al giorno e, lavorando molto, non avevo tempo di fare sport. I miei ritmi erano elevati: seguivo almeno 10 pazienti al giorno nel mio studio. Attorno ai 30 anni sono nati i primi piccoli problemi: mal di stomaco, allergie prima inesistenti (per esempio ad alcuni pollini) e talvolta la tachicardia».

Un giorno, Marilena ha incontrato un’omeopata: «Siamo diventate amiche per alcune passioni comuni: a entrambe piaceva la mountain bike e la lettura. Ma parlavamo anche d’altro. Mi sono resa conto grazie a questa persona che stavo vivendo un’esistenza consumistica, volta al soddisfacimento di piaceri illusori. Il mio stile di vita aveva provocato uno stato infiammatorio sottile nel mio corpo, che indeboliva il mio sistema immunitario e mi esponeva agli eventi patogeni esterni. Così, diventavo vulnerabile a una serie di malanni. Se avessi continuato, le cose sarebbero peggiorate trasformandosi in malattie croniche. Perciò, ho iniziato a mangiare verdura e frutta, a eliminare la carne in eccesso, a fare movimento fisico due volte la settimana. In pochi mesi, il mio corpo è guarito. Mi sono dedicata al benessere interiore e proseguo questa filosofia: medito, prego, trascorro tempo con amici e famiglia, amo gli altri con autenticità, curo le mie ferite. Queste sono le vere medicine: la psiche influenza la carne e viceversa. Quell’omeopata mi ha aiutata a capire che il corpo è la dimora più importante: curandolo, diamo forza a qualcosa di molto più profondo».

Roberto Aria

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