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«Il cardinal Martini saluta Alba»

La passione è il fuoco che motiva l’esistenza dell’uomo. Le sue fiamme nascono da una scintilla che qualcuno chiama ammirazione. Giovedì scorso nella sala della casa delle Opere diocesane in via Mandelli, Aldo Maria Valli, giornalista Rai, ha presentato la sua opera: una biografia-celebrazione di Carlo Maria Martini Storia di un uomo, ritratto del cardinal Martini. Nell’ambito dell’incontro organizzato per il cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, l’ospite ha trasmesso al pubblico ogni grammo del suo interesse nei confronti del più grande biblista italiano, per anni suo amico e confidente.

Aldo Maria Valli, da giornalista a scrittore. Perché? «Negli ultimi quattro anni ho pubblicato una decina di libri: senza la presenza dell’ex direttore del Tg1 non avrei potuto operare così proficuamente. Augusto Minzolini, berlusconiano, imponeva di seguire alcune correnti ideologiche che, personalmente, reputavo faziose. Per questo motivo ho deciso di prendermi una pausa dalla televisione. Al posto di scendere a compromessi, mi sono dedicato ad altro, cioè alla scrittura. Ora il direttore è Maccari e tornare a lavorare per il mio telegiornale è stato un piacere». Storia di un uomo è stato un successo: dopo la seconda settimana, la prima ristampa. Quale è la particolarità del libro? «Lo stile è cristallino e semplice. Ho voluto utilizzare un linguaggio accessibile a tutti. È importante che la storia di un uomo così grande permei nella memoria di tutti. Ogni capitolo è titolato con il nome di una città simbolo, schema che facilita la lettura. Da Torino, città della giovinezza, a Milano, luogo in cui Martini operò maggiormente (a contatto con i giovani e con i disagiati, sia credenti che no), fino a Gallarate, luogo di riposo, in cui tutt’oggi risiede, imprigionato dal Parkinson. A proposito, qualche giorno fa ho incontrato il Cardinale: ha espresso la volontà di salutare caldamente la città di Alba. Martini non può parlare, perché la paralisi colpisce anche i muscoli facciali. Ha tuttavia la possibilità di esprimersi attraverso lo schermo di un computer. Nel volume è evidenziata la fama del Cardinale a livello mondiale: negli anni ’80 e ’90, i viaggi a Gerusalemme, Londra e Varsavia raccoglievano consensi anche da parte di protestanti e miscredenti».

Quale è stato il motivo di un numero così vasto di consensi? «Le approvazioni non sarebbero potute esistere se, come si evince dalle pagine del libro, la distanza di pensiero rispetto all’idea di religione di Karol Wojtyla non fosse stata netta. Il Papa era considerato troppo radicale e troppo “polacco” dall’opinione pubblica e dai laici, soprattutto. D’altronde il ritratto che sarebbe emerso dalle pagine del libro non sarebbe stato quello di un personaggio così attento alle problematiche relative alle fasce sociali più deboli. Gli affari di Chiesa passavano in secondo piano per il Cardinale». Una così grande passione per la religione non le ha mai suggerito di prendere i voti? «A casa ho sei figli che mi aspettano. Piuttosto mia moglie è da considerare santa: chi sopporterebbe un marito che duecento giorni all’anno si sposta in tutta Italia per tenere conferenze?».

 

Marco Viberti

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