Candidatura da RIVEDERE

Nel carteggio che avranno in mano i delegati di San Pietroburgo, chiamati a votare sulla candidatura alla tutela mondiale Unesco delle colline piemontesi, si chiede il rinvio dell’esame. Gli ispettori hanno riconosciuto l’eccezionale valore universale di Barolo e Barbaresco, mentre le altre zone non hanno convinto appieno. Il sindaco di Alba Maurizio Marello appare molto preoccupato

PAESAGGIO – Deferred, rivedibile: il 29 giugno, a San Pietroburgo in Russia i delegati del World heritage committee saranno chiamati a votare sull’inserimento dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato nella lista mondiale dei beni tutelati dall’Unesco. La pagella stilata dall’International council on monuments and sites, braccio operativo dell’ente mondiale di salvaguardia, raccomanda, però, di demandare l’esame a una nuova missione ispettiva sul territorio e all’esaudimento di tutta una serie di richieste. È una doccia fredda, anche se nelle ultime settimane il sentore del giudizio sospeso era nell’aria (come ha già detto Gazzetta).

Nel rapporto finale, che i delegati avranno in mano durante la sessione di voto, gli ispettori tecnici confermano l’eccezionale valore universale – parole magiche su cui si basa tutta la lista di beni protetti a livello mondiale – ma solo per una piccola parte del paesaggio vitivinicolo piemontese. Si legge: «Il vitigno Nebbiolo e i vini Barbaresco e Barolo sono molto convincenti», ma «deve essere meglio giustificato il modo in cui ognuna delle zone scelte contribuisca a dare l’eccezionale valore universale all’insieme». Dalla “pagella” arriva anche una indicazione per convincere a pieno l’Unesco: puntare di più sui vitigni autoctoni legati a territori specifici di gran pregio.
Tra gli esempi che lasciano perplessi, gli stessi ispettori riportano il Moscato, che «è presente in forme genetiche molto vicine in tutto il bacino del Mediterraneo»; l’Asti spumante che è «solo uno delle dozzine di adattamenti del metodo per produrre lo Champagne»; mentre le zone del Freisa e Grignolino «soffrono l’invecchiamento della popolazione dei vignaioli» e, infine, la zona di Loazzolo «sperimenta difficoltà dovute ai terrazzamenti su cui la meccanizzazione è difficile». E pensare che i terrazzamenti dovevano essere un valore aggiunto alla candidatura piemontese.

Il potenziale c’è ma non è stato dimostrato. O meglio, le zone di Barolo e Barbaresco sono veri gioielli e meritano di far parte della grande famiglia dell’Unesco, ma le altre zone scelte non sono così rilevanti e non hanno quel carattere di unicità che deve essere il biglietto da visita per far parte del patrimonio mondiale.

La candidatura, poi, è stata ritenuta frammentata, perché puntata solo sull’estetica delle vigne, lasciando fuori importanti manufatti quali i monumenti che hanno contribuito alla storia locale e allo sviluppo della viticoltura, tra cui le cantine inserite in contesti urbani. Ma inserire tali “fette” di territori nella zona sarebbe tutt’altro che un aiuto alla promozione della candidatura.
Il rapporto finale fa infatti notare che: «La pressione urbana tocca molte città e paesi inseriti nella buffer zone e ha un impatto sulla qualità visiva di alcune parti della zona candidata».
«Stiamo analizzando il documento, pubblicato da pochi giorni», spiega Roberto Cerrato, presidente dell’Associazione che promuove la candidatura. «Il riconoscimento del valore universale eccezionale non era scontato e lo abbiamo ottenuto. La cosa mi rende orgoglioso e ripaga in parte il grande lavoro fatto». Anche gli ispettori Unesco certificano la mole di lavoro fatta, elencando il fitto scambio di richieste di precisazioni e rapide risposte ottenute dai promotori della candidatura nel corso degli ultimi mesi.

«Andremo a San Pietroburgo», continua Cerrato, «ancora più battaglieri per provare a convincere i delegati della Commissione». I margini di manovra non mancano, perché il rinvio mette, in pratica, la decisione in mano al voto dei componenti della Commissione e lascia ai proponenti la candidatura il compito di convincere i giurati. «Non va dimenticato che anche le Dolomiti e i monumenti longobardi sono stati differiti e sottoposti a più di una valutazione, segno che l’interesse dell’Unesco per la nostra candidatura c’è», conclude il Presidente.

«Ho letto il documento con preoccupazione e rimango sconcertato, apprendendo che l’Unesco non ha rilevato quei caratteri di unicità indispensabili per far parte del patrimonio tutelato», spiega il sindaco di Alba Maurizio Marello.
«Adesso si riparta puntando, come ci dice l’Unesco, sui vitigni autoctoni e su siti definiti in modo più razionale», continua. «Credo che l’Associazione nata per sostenere la candidatura non abbia tenuto in considerazione questi aspetti e che si sia tuffata troppo in fretta nei giri promozionali e in dibattiti sui capannoni, anziché lavorare per mettere basi davvero solide alla candidatura».

Giulio Segino

foto Marcato

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IL PUNTO – Word heritage list Unesco ad Alba

In attesa dell’incontro di fine giugno a San Pietroburgo, quando il Comitato mondiale Unesco esaminerà in via ufficiale la candidatura di Langa-Roero e Monferrato a patrimonio dell’umanità, per l’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato è comunque tempo di appuntamenti importanti. In collaborazione con la Rete degli osservatori del Piemonte il team presieduto da Roberto Cerrato ha infatti organizzato per sabato 19 maggio dalle 9.30 (auditorium della fondazione Ferrero, strada di mezzo 6 ad Alba) l’incontro dal titolo: Un processo tra tutela e valorizzazione: la candidatura dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato alla Word heritage list Unesco.
Il programma è ambizioso e prevede in apertura l’intervento di Roberto Cerrato, il quale tratterà del Ruolo dell’Associazione nel processo di candidatura in corso a patrimonio dell’umanità; seguirà la relazione di Giulio Mondini e Marco Valle, dell’Istituto superiore sui sistemi territoriali per l’innovazione, legata al Processo di elaborazione del dossier di candidatura in un territorio così ampio e variegato; Le esperienze e aspirazioni degli Osservatori del paesaggio per i territori candidati alla World heritage list Unesco sarà invece al centro degli interventi di più relatori: Marco Devecchi, coordinatore della Rete degli osservatori del paesaggio, Silvio Veglio, presidente dell’Osservatorio di Langhe e Roero, Valerio Di Battista, presidente dell’Osservatorio del Monferrato casalese, Carlo Bidone, presidente dell’Osservatorio del paesaggio alessandrino.

m.g.o.

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